Duro, anzi durissimo è l’avvertimento dei legali della ditta Busso nei confronti dell’Amministrazione Piccitto, colpevole non solo di vessare ingiustificatamente l’azienda, ma di pretendere dalla stessa l’impossibile. C’è un contratto a cui bisognerebbe far riferimento, ma l’Amministrazione, volutamente, lo ignora. Ci sono delle precise disposizioni del Comune sul come e sul dove deve essere effettuata la raccolta dei rifiuti, ma il Comune, smentendo se stesso, pretende che la Busso si adegui ai suoi nuovi desideri.
L’assessore Claudio Conti sottolinea come è imprescindibile il raggiungimento dell’obiettivo del 40% di differenziata. Una soglia, la definisce Busso, arbitraria, irragionevole ed illogica. Perché? Perché la ditta Busso ha firmato un contratto e in quell’accordo si parla del 28% e non del 40. Il Comune, colpevolmente, confonde gli obiettivi imposti dal legislatore alle Amministrazioni locali con gli obblighi negoziali dell’impresa vincitrice dell’appalto. Una strategia, banale, un tentativo “deprecabile – si legge nella nota dei legali della Busso – con il quale si cerca di scaricare tout court sull’appaltatore la responsabilità del fallimento degli obiettivi”, che è esclusivamente imputabile alle scelte dell’Amministrazione.
In pratica è come se il Comune si fosse svegliato una mattina ed unilateralmente avesse deciso di cambiare le regole del gioco. Inoltre, è stato il Comune stesso a stabilire che il “porta a porta”, unico sistema atto al raggiungimento di una quota significativa di differenziata, riguardasse appena il 40% della popolazione. Una condizione determinante e non sottovalutabile se oggi la differenziata sfiori il 20%.
Ammesso e non concesso che si potesse alienare il Capitolato d’appalto, così in via del tutto teorica, non va dimenticato che il servizio di raccolta dei rifiuti vive in un regime di proroga da più di tre anni, perciò, a quale titolo, oggi, si pretende di modificare l’intero accordo, anche rifacendoci alla legge che prevede il raggiungimento del 40% nel 2012?
L’ultima parte della nota del legale di Busso fa riferimento, invece, alle vicende degli ultimi giorni. Il Comune che ritarda il versamento del canone mensile per conteggiare l’eventuale penale, mentre obbliga la Busso a liquidare gli stipendi.
Il versamento della quota mensile a Busso non è un’opzione è un obbligo e ciò è svincolato dall’applicazione delle penali. Non esiste alcuna filiazione, infatti, fra le due cose. L’assessore e il sindaco erroneamente si sono trincerati dietro l’articolo 10 del Capitolato d’appalto ovvero quell’articolo che obbliga la ditta a pagare gli stipendi ai lavoratori anche quando la stazione appaltante sia impossibilitata a versare il canone mensile. Quell’articolo fa riferimento a degli impedimenti oggettivi e non a dei ritardi pretestuosi e privi di fondamento.
Per tutto quanto esposto sino ad ora, i legali di Busso non solo intimano l’Amministrazione a desistere dai suoi intenti vessatori, ma assicurano che qualora dovessero procedere su questa strada, la vicenda non potrà che finire nelle aule di un tribunale.