Come sta il Castello di Donnafugata? Non bene. Come qualsiasi altra costruzione il Castello ha bisogno di una manutenzione continua. Certo l’antico maniero necessiterebbe innanzitutto di una serie di interventi di ristrutturazione straordinaria e poi di un piano di investimenti per una ordinaria e continua opera di mantenimento, ma tutto ciò è semplicemente una chimera.
Il primo e più grave problema dell’antico maniero è l’acqua piovana, che pian piano, mese dopo mese, anno dopo anno, si infiltra minando l’integrità stessa della struttura. L’ultima notizia, riguarderebbe alcuni affreschi della sala del biliardo attaccati dalle muffe, ne ha parlato, nell’ultimo Consiglio comunale il consigliere Elisa Marino, che da circa sei mesi, a cadenza regolare, prova ad accendere i riflettori sulle varie criticità del Castello, con poca, pochissima, fortuna.
Il Castello è una tra le opere monumentali più importanti del nostro territorio, fosse solo per questo, bisognerebbe mettere in campo tutte le risorse a nostra disposizione, e non parlo solamente di quelle economiche, per tutelare quello che potrebbe essere un vero gioiello del nostro patrimonio storico, artistico e culturale. Durante la scorsa amministrazione già il sovrintendente Alessandro Ferrara aveva constatato lo stato di degrado in cui versava l’intera struttura, era il 2012, e da allora le cose non sono che peggiorate. Ma è mai possibile che le sorti del maniero sembrano non interessare a nessuno.
Ci viene detto, da più parti, che non ci sono soldi e che una seria opera di restauro peserebbe troppo sulle casse comunali. Ma è altrettanto vero, che le soluzioni per reperire i fondi necessari per la sua tutela sono molteplici, basterebbe solo cercarle. Innanzitutto, se ne potrebbe incentivare il suo uso, farlo diventare il teatro di eventi importanti e non solamente di natura culturale. Si potrebbe destinare l’intero ricavato dei biglietti d’ingresso al restauro del castello, ma ancora, per esempio, una parte delle somme provenienti dalla tassa di soggiorno potrebbe essere finalizzate a specifiche opere di ristrutturazione. Si potrebbero, infine, cercare pure delle formule di partenariato pubblico-privato. Si potrebbe, ma non lo si fa.
Una delle ultime opere di restauro ha riguardato il parco, che è un orto botanico. Bene, sembrerebbe, e qui che si evince tutta la disattenzione con cui si guarda questo monumento, che alcune delle essenze e degli aromi che impreziosivano il giardino siano state ignorate se non addirittura estirpate, perché considerate semplici erbacce infestanti.
Speriamo che questa amministrazione si ravveda ed affronti seriamente questo problema, magari prima che accada qualcosa di cui potremmo pentirci amaramente.