di Veronica Barbarino
Prendi una vecchia t-shirt fuori moda e la rimetti a nuovo magari aggiungendoci un colletto paillettato o qualche borchia decorativa. Hai amici a cena e ti inventi dei segnaposto col cartoncino dalla scatola dei cereali e qualche pennarello. Sono alcune soluzioni pratiche di riciclo e poco dispendiose. E se ciò si potesse fare anche con uno smartphone? Col tempo la batteria diventerà irrecuperabile, la fotocamera sarà obsoleta e se cadrà per terra diremo addio allo schermo. Inoltre, i rifiuti elettrici ed elettronici non sono biodegradabili, contengono sostanze tossiche e la loro raccolta differenziata non è ancora sufficientemente sviluppata.
Ed ecco che il designer danese Dave Hakkens, coadiuvato in team da Gawin Dapper, chief technical e Tomas Halberstad, editor chief, inventa Phoneblocks: lo smartphone che scomponi e componi come se fosse fatto con i “Lego”. La scheda madre rappresenta il mattoncino principale a cui attaccare gli altri componenti, come il mattoncino Bluetooth, il mattoncino Memoria e così via. In questo modo, in caso di guasto di un singolo componente, è possibile sostituirlo in modo facile e veloce senza perdere l’intero smartphone. Questa idea innovativa inoltre, permette la personalizzazione del prodotto a seconda delle nostre esigenze: gli amanti della fotografia potranno inserire un blocco con una fotocamera migliore; chi ha bisogno di una batteria che duri più a lungo potrà inserire una batteria più grande. L’acquisto dei componenti avverrebbe su uno store online, simile a quelli per le applicazioni di Google o Apple, ma dove si acquistano componenti hardware per il proprio telefonino.
“Ma come è composto il device? Phoneblock ha la particolarità di essere un dispositivo a triplo strato dove uno è dedicato al display, uno come base (un dispositivo elettronico che metterebbe in contatto più chip) e l’altro invece sarebbe utilizzabile per inserire al proprio interno un blocchettino diverso a seconda della caratteristica che più vorremo avere nel nostro device in un determinato momento“.
I Phonebloks sono quindi pronti a rivoluzionare il mondo della telefonia mobile. Meno rifiuti elettronici e meno denaro necessario per stare al passo con i tempi con il proprio smartphone. Tutto questo però è un progetto ambizioso, fin troppo per essere realizzato da un’unica compagnia e questo Dave Hakkens lo ha capito da subito. Immaginando un mondo in cui tutti i marchi del settore metteranno a disposizione i vari componenti, ha deciso di attirare l’attenzione del consumatore e delle grandi aziende attraverso il web. In pochi mesi ha raggiunto oltre trecentottanta milioni di sostenitori e un importante contatto con una grande azienda. Infatti, dopo due anni dall’acquisizione da parte di Google di Motorola Mobility, la divisione Motorola che si occupa di telefoni cellulari, annuncia l’intenzione di lavorare alla produzione di un dispositivo open source dotato di pezzi separati e intercambiabili. Un telefono cellulare intelligente componibile proprio come quello immaginato da Hakkens, con cui il marchio di proprietà di Google collaborerà per realizzare il progetto denominato ‘Ara’. Motorola vuol fare per l’hardware quello che Android ha fatto per il software, cioè creare un ecosistema di sviluppatori, abbassare le barriere all’ingresso, accelerare il passo dell’innovazione e realizzare il sogno proibito di ogni appassionato di tecnologia, ovvero dare la possibilità di decidere cosa fa il proprio smartphone, che aspetto ha, di che materiale è fatto, quanto costa e quanto tempo durerà. La strategia di Motorola è chiara: per realizzare i singoli blocchi, si tratti dell’obiettivo, della fotocamera o della batteria, verranno chiamati in causa anche i singoli sviluppatori, siano essi autonomi o facciano capo ad altri marchi. Lato utente, il progetto è indiscutibilmente interessante. Ara si candida a risolvere tutti i difetti degli smartphone attuali. Di sicuro bisognerà aspettare ancora un po’di tempo per vedere i primi cellulari modulari sul mercato ma in ogni caso, l’idea di uno smartphone open source sembra interessare gli utenti finali e Motorola, partendo con una community di quasi quattrocento milioni di potenziali clienti, ha tutti gli interessi per portare il progetto fino in fondo.
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