Pubblichiamo da oggi, in diverse puntate, un’inchiesta del nostro primo redattore, Rosario Distefano, tra le ragioni della crisi della nostra economia. Partiamo con i numeri diffusi dalla Camera di Commercio e completeremo nel corso delle prossime articolazioni con alcuni contributi di economisti ed imprenditori iblei.
Analizzando i dati riguardanti l’economia iblea si evidenziano due cose, uno, la crisi, che ha avuto inizio nel 2007, ha colpito maggiormente le piccole e le piccolissime imprese, mentre le società, che hanno una maggiore forza economica e sono più strutturate hanno sopportato meglio la crisi. Due, la crisi economia, non è finita, ma ha superato la sua acme, anche qui a Ragusa.
Dalla mole di dati che la Camera di commercio ha raccolto, tramite l’ausilio delle ricerche della Banca d’Italia, dell’Istat, del Ministero delle Infrastrutture, del Miur, del Ministero dell’economia e dell’Agenzia delle entrate, abbiamo un’idea chiara della struttura del nostro tessuto imprenditoriale, il che significa, primariamente, avere coscienza dei malus che affliggono la nostra impresa, una consapevolezza che, al contempo, ci indica i settori e le risorse su cui bisogna puntare.
La grenn economy è una soluzione, nel 2012 le imprese che hanno investito in prodotti e tecnologie green sono 1850, le quali hanno impiegato 750 persone ovvero il 27,8% del totale. La green economy non può che andare di pari passo con l’innovazione e l’esportazione, tutte realtà in cui Ragusa, in qualche modo deficita, specie se confrontate con il livello nazionale, le cui prospettive di crescita sono enormi. I giovani sono l’altra risorsa. A fine 2012 le imprese gestite dagli under 35 sono in totale 5019, il saldo di questo specifico segmento è positivo: +511. I giovani, con il loro spirito imprenditoriale, con il loro coraggio sono una risorsa, effettiva, determinante, nonché computabile. Una risorsa, come l’ambito culturale, che non viene né valorizzata, né tutelata, né tanto meno incentivata.
Ma iniziamo a snocciolare un po’ di dati per avere contezza della crisi e di come il tessuto imprenditoriale ragusano ha risposto e sta rispondendo.
Da sempre hanno dipinto la provincia di Ragusa, come l’isola nell’Isola e questo non è una falsità, specie se la guardiamo sotto l’aspetto della vivacità economica. Per esempio, il saldo tra la nascita di nuove imprese e l’uscita dal mercato delle imprese nel 1998 era pari a 624, un dato che è andato crescendo quasi fino a raddoppiarsi nel 2004, con un saldo di 1125 imprese, il dato tiene sino al 2006, con un saldo di circa 900 imprese, per poi crollare nel 2007.
Il 2007 è l’annus horribilis, il saldo per la prima volta fa registrare un -34 imprese ovvero sono morte più imprese di quante ne siano nate. Stessa cosa per l’anno successivo, il 2008, che fa registrare un secondo ed ultimo per ora (2012) saldo negativo con –28 imprese. Questi due dati non devono però trarre in inganno, la situazione è più drammatica, perchè va al di là di questi due segni negativi. Infatti è vero che dal 2009 sino al 2012 il saldo sarà sempre positivo, anche se non ritornerà mai più ai livelli del 1998 (2009 +287 imprese; 2011 +187; 2012 +248), questo quadro però muterebbe sostanzialmente se conteggiamo le imprese inattive. Se consideriamo queste imprese come delle cessazioni di attività vediamo che il saldo in generale è negativo e fa registrare un meno 482 imprese. Inoltre, a tenere alto il saldo di ogni anno sono le società di capitale, che grazie alla loro forza economica sono riuscite a passare “indenni” la crisi. I dati, invece, diventano estremamente drammatici se consideriamo le imprese artigiane e le ditte individuali, il saldo di queste ultime dal 2005 al 2012 è costantemente negativo.