Tutto il mondo è paese! Siamo inghiottiti dalla crisi, non si sa quando e come ne usciremo, ma a tutti i livelli si cincischia senza la consapevolezza di quello che avviene. Tanto da pensare che il caos sia appositamente orchestrato e che i poteri forti, che tutto dominano e tutto dirigono, esistono veramente.
Gli umori delle masse sono abilmente manomessi e anche la grande stampa è vittima di queste strategie.
Non ci dobbiamo meravigliare se in paese ci si azzuffa per il parere di legittimità su una delibera o per la mancata manutenzione del giardinetto di una scuola, le preoccupazioni sono per chi sarà nominato commissario alla Provincia o all’ASP, ma non per le politiche regionali che sono ferme.
Così, a livello nazionale, a dominare le cronache politiche non sono gli squallidi traccheggi di partito per essere inseriti nella lista dei ministri e dei sottosegretari, o i tentativi diffusi di aumentare stipendi e indennità, all’ombra delle dichiarazioni di facciata a favore della riduzione delle spese della politica.
Mentre l’Italia brucia, le preoccupazioni sono quelle di analizzare lo streaming della consultazione fra Grillo e il premier incaricato Renzi, con una dovizia di analisi da rasentare l’incredibile, addirittura più di dieci interventi su uno dei maggiori, e fra i più qualificati, giornali online.
E pochi lettori si rendono conto, si evince dai commenti, che non si da importanza a quello che si sono detti, a quale è stato l’esito del confronto, ma piuttosto chi è stato il vincitore, chi ne esce meglio in funzione di un consenso che può risultare determinante, già dalle prossime consultazioni.
Fanno sorridere i malcelati tentativi di giudizio sul confronto mirati solo ad affermare chi ha prevalso nella mente dello spettatore/elettore, per la conquista, in prospettiva, del consenso elettorale.
Commoventi, perché puerili, i tentativi di spacciare lo spettacolo della trasparenza artificiale dello streaming, scambiandola per surrogato della democrazia. Nessuno ha detto che Renzi e Berlusconi, ad un certo punto del loro colloquio hanno fatto uscire tutti dalla stanza, come pure che i prodigi dello streaming svaniscono quando ci sono le riunioni del metup o la resa dei conti con i parlamentari dissidenti.
Spacciata per fatto politico del giorno quella che sembrava la ripresa nascosta di una riunione condominiale.
Una cascata di considerazioni che hanno avuto il fine ultimo di tutelare l’immagine del preferito, con accenni e riferimenti ai toni, solitamente muscolari, di Renzi che sarebbero stati contenuti appositamente di fronte al delirio del comico che avrebbe mostrato solo i sintomi del disturbo bipolare con l’alternanza di euforia e depressione. Ma si è arrivati anche ad analizzare la dimensione ‘sessuale’ dell’incontro nel tentativo di misurare gli attributi di fisicità dei contendenti.
Un tentativo disperato, da parte di sostenitori di Renzi e di Grillo, di anticipare i possibili effetti della consultazione sul consenso futuro.
Articoli a non finire per uno spettacolino dove non si è parlato delle emergenze del Paese, segnale che non sono questi i problemi che assillano i politici, quanto l’arrembaggio al potere e alle poltrone.
Prova ne è che articoli di contenuto ben diverso non attirano le attenzioni di commentatori e di lettori allo stesso modo: se la redazione economica del Financial Times adombra il sospetto che sia Draghi, governatore della Banca Centrale Europea, a sostenere e a spingere Renzi, nessuno ci fa caso.
Se si parla di giochi, nemmeno tanto nascosti, della finanza europea e americana per arginare lo strapotere tedesco, nessuno ci fa caso.
Se si parla di una rete di centri di influenza che avrebbero il fulcro oltreoceano, nessuno la mette in relazione alle recenti e generose aperture pro-Renzi dei colossi dell’informazione finanziaria quali Wall Street Journal e Financial Times, come nessuno pensa che qualche designazione verso ministeri importanti possa scaturire da influenze che arrivano da molto lontano.
Come fu nel ’94 per Berlusconi, illudiamoci che Renzi e Grillo sono il frutto della volontà popolare.