Parole parole è il titolo di una canzone porta al successo da Mina, all’inizio degli anni ’70, resa famosa dal duetto, in televisione, nella famosa trasmissione del sabato sera, Studio Uno, con l’attore Alberto Lupo.
Inevitabile non andare con il ricordo a quel brano famoso quando si sente parlare di turismo nella nostra provincia.
Solo fiumi di parole, si rimane costantemente all’anno zero, con strategie, progetti, programmi e iniziative sempre da definire, senza che di tutto quello che si è fatto nel passato, ammesso che si sia fatto, resti qualche staminale che possa favorire un rapido sviluppo del settore.
Complice la perversa abolizione delle Aziende per il Turismo, la gestione del settore è affogata nella più totale incompetenza dei politici locali e nelle sabbie mobili dell’illegalità palermitana che ha saputo trarre dal turismo e dai beni culturali ideale propellente per ogni tipo di losco traffico.
Si assiste, ormai da un decennio, all’incapacità conclamata di riuscire a dare vita a politiche del turismo e di marketing territoriale che abbiano un minimo di dignitosa valenza, il più delle volte affidate ad esperti e addetti del settore di evidente incompetenza anche per le operazioni più semplici.
Occorre rivolgere un plauso alla pazienza di Ray Bondin, commissario UNESCO, se ancora, a dieci anni dal riconoscimento elargito ai centri della Val di Noto interessati dalla ricostruzione tardobarocca post terremoto, lo stesso ci riserva un sentimento di rispetto e di comprensione venendoci a dire che ci sono tutte le condizioni perché il settore del turismo possa decollare, a condizione che tutti abbiano la piena consapevolezza che la ricchezza del territorio va riconosciuta, tutelata e che è un bene economico che va sfruttato e utilizzato.
Bondin ha suggerito quelle che debbono essere le azioni mirate, che vanno dall’efficienza dei servizi al completamento delle infrastrutture, in un’ottica e in un contesto che deve considerare tutto il Val di Noto.
Per il Commissario UNESCO l’immagine della Sicilia è negativa, occorre ridarle nuova vita, il territorio, e quindi i comuni, devono fare sistema, privilegiando, in assoluto, la ricerca di professionalità, dalla basilare conoscenza delle lingue alle competenze per gestire e governare i processi turistici.
Il Sud Est come entità geografica non esiste, esiste il Val di Noto, nome che, addirittura, dovrebbe essere quello dell’aeroporto di Comiso che Bondin vede come porta di ingresso, in un’ottica di sinergia e collaborazione, di una vasta zona del territorio siciliano.
Parole buttate al vento se è vero che sono state pronunciate nel corso di un convegno che già nel titolo ha fatto intravedere il più becero e delirante campanilismo, “Modica e il Sud Est siciliano territorio per il turismo, un’opportunità per lo sviluppo”: segnali inequivocabili di una strada assai lunga e difficile, perché quando ci sono centri, nemmeno capoluoghi, che pensano di essere l’ombelico del mondo, tra l’altro facendosi la guerra con altri centri vicini per una supremazia da lotta fra poveri, comuni da sempre e sempre sull’orlo del dissesto che assumono atteggiamenti e arie come se fossero centri della Costa Azzurra, intasati da milioni di turisti, c’è poco da sperare per la crescita del territorio.
Parole buttate al vento anche per l’Assessore Regionale al Turismo, Michela Stancheris, ormai abituale frequentatrice dei tavoli e delle tavole iblee, che ha parlato di un territorio capace di creare un turismo emozionale, da rilanciare grazie anche ai fondi appositamente stanziati a Palermo, di cui troppo spesso, si sente parlare ma di cui, però, poco si vede a casa nostra.
Parole buttate al vento perché il turismo non vive di qualificate partecipazioni ai convegni o di promesse di politici dal dubbio futuro, bensì di strutture importanti, gestite con professionalità attraverso l’erogazione di servizi adeguati e i grado di soddisfare ogni minima esigenza del cliente.
Le parole di Mina, dopo 40 anni, sono rimaste immortali, di queste di ora nessuno già si ricorda.