Continuano i cicli di incontri promossi dall’avvocato Cautadella per informare i ragazzi, delle scuole medie inferiori e superiori, delle insidie nascoste in internet. Questa è stata la volta dell’istituto comprensorio Maria Schininà. Si è parlato di cyberbullismo e più in generale di cybercrime, neologismi che se da un lato parlano dell’attacco del branco nei confronti di una ragazzina o di un ragazzino, magari perché considerato “diverso”, dall’altro fanno riferimento ai predatori, ai pedofili.
Ciò che è emerso drammaticamente è che Ragusa, come città e come provincia, non è immune a questo fenomeno ed a raccontarcelo è stato il sovrintendente Giorgio Carpenzano della Polizia Postale di Ragusa.
Forse iniziative di questo genere andrebbero sponsorizzate con ben altra convinzione.
A questo incontro sono intervenuti l’ex presidente del Tribunale di Ragusa, Michele Duchi, le psicologhe che affiancano in questa operazione l’avvocato, l’associazione Nuovi Orizzonti e il sovrintendente Carpenzano. Ognuno di questi ha affrontato la tematica del cyberbullismo in base alle proprie esperienze e competenze. All’incontro erano presenti, tra gli altri, anche l’assessore ai Servizi Sociali Brafa e il consigliere del Movimento cinque Stelle, Zaara Federico.
L’incontro è durato circa due ore, due ore in cui i ragazzi delle terze classi hanno partecipato attivamente con domande, curiosità e con il racconto di esperienze reali. In fondo questi sono argomenti che li riguardano da vicino. I relatori hanno costruito i loro interventi intorno a tre concetti fondamentali: uno, occorre avere assoluta coscienza che ogni cosa fatta su internet lascia una traccia, un segno che prima o poi può ritorcersi contro. Due, la stessa accortezza e riservatezza che si utilizza per strada va adoperata su internet. Se non do confidenza agli estranei in strada non c’è alcun motivo per darla in un social. Tre, non appena la vittima ha il vago sentore di qualcosa che non va, deve vincere l’ovvio senso del pudore ed esternare tutto ai propri insegnati, ai propri genitori e, se ciò dovesse risultare troppo difficile, anche qualche amico. L’importante è parlarne.
“L’idea mi è venuta due anni fa – ci dichiara l’avvocato Cautadella – da un fatto accaduto nella classe di mio figlio, nulla di grave, un compagnetto, per gioco, aveva rubato l’identità di un altro ragazzo della stessa classe creando un falso profilo facebook. Questo episodio mi convinse dell’importanza di spiegare a questi ragazzi quali possono essere i pericoli della rete. Iniziammo con la Crispi, poi fu la volta della Vann’Anto ed oggi siamo alla Maria Schininà. In sinergia con la Polizia postale – conclude l’avvocato – stiamo avviando questo progetto presso le scuole provando a coinvolgere tutti i ragazzi compresi nella fascia d’età tra gli 11 e i 16 anni, che sono i più vulnerabili. Vogliamo, insieme alla Polizia, alle dottoresse Giurdanella e Baglieri e all’associazione Nuovi Orizzonti, dar vita, quanto prima, ad una commissione di studio che annualmente informi ed aggiorni i ragazzi sui social network. Non va dimenticato che questi strumenti sono in continua evoluzione, ne nascono sempre di nuovi, e il malintenzionato, i malintenzionati, sono sempre un passo avanti”.