Seduta della conferenza dei capigruppo in funzione di Commissione per le modifiche al regolamento Comunale, nella mattinata di martedì 25 marzo 2013.
L’organismo deve anche occuparsi dell’adeguamento dello strumento alle nuove normative di legge e, in tal senso, alla presenza del Segretario Generale, si è convenuto che saranno gli uffici preposti a segnalare alla Commissione i dettati normativi su cui non si potrà derogare; nel contempo il Segretario ha anche dato la più ampia disponibilità per andare a verificare quegli aspetti che possono essere suscettibili di adozione o meno.
Presenti alla convocazione, oltre al Presidente del Consiglio Giovanni Iacono, i capigruppo Migliore, Chiavola, Morando, La Porta, Marino, Mirabella, Massari e Ialacqua. Per il Movimento 5 Stelle, sostituiva il capogruppo il consigliere Stevanato che si è occupato, particolarmente, delle modifiche da proporre, per il suo schieramento.
Argomento preponderante della discussione della seduta, la modifica dell’articolo 8 che vuole introdurre la possibilità della revoca per la carica di Presidente del Consiglio. La proposta di modifica scaturisce da una precisa volontà del Movimento 5 Stelle, introduce l’eventualità che il Presidente e il vice possano essere revocati su proposta motivata e sottoscritta da almeno la metà dei consiglieri. La proposta di revoca dovrà poi essere approvata dai due terzi dei componenti il civico consesso.
A margine Stevanato ha proposto di aggiungere dei limiti temporali alla richiesta di revoca, che non potrà essere inoltrata prima di un anno dall’ insediamento e non oltre i 180 giorni prima della fine del mandato.
Fra tutte le proposte di modifica questa è stata quella che ha fatto più scalpore: intanto, non si era messa mai in discussione l’intangibilità della carica di Presidente del Consiglio, che può decadere solo per dimissioni, oltre che, naturalmente, in caso di morte.
Nel caso del civico consesso ibleo, la coincidenza con supposti dissapori dei cinque stelle con il Presidente del Consiglio, nella sua qualità di esponente di vertice del Movimento Partecipiamo, alleato al ballottaggio, dato, un tempo, come sicuro componente della Giunta Piccitto, ha fatto scaturire mille congetture e la proposta, ancorchè definita dai grillini al di sopra di ogni sospetto e senza alcun riferimento alla situazione attuale, viene, inevitabilmente, considerata, prima di tutto, se non uno sgarbo, una gaffe istituzionale nei confronti di Giovanni Iacono.
Una duplice gaffe, in quanto il Presidente, come del resto era prevedibile, ha retto le sorti del Consiglio Comunale con estrema linearità, imparzialità e competenza, ma è anche, da molti, considerato, se non l’artefice principale, di certo il propellente determinante per l’ascesa dei grillini al vertice della città.
Logico quindi che molti restano di stucco nel vedere come viene ricompensato l’impegno di Iacono, prima e dopo le elezioni. A supporto di queste, che possono sembrare superficiali illazioni, il fatto che non si sia concretizzata l’alleanza elettorale, alcune precisazioni fatte in Consiglio dallo stesso Iacono sull’argomento, la recente richiesta di verifica di Partecipiamo che ha parlato, senza infingimenti, di programma elettorale condiviso ma non attuato.
In Commissione c’è stato un coro di disaccordo per la proposta, con richiami precisi della consigliera Migliore alla giurisprudenza che propenderebbe per l’intangibilità della carica.
In ogni caso, è stato detto chiaramente, si vede nella proposta un tentativo di condizionamento della massima carica consiliare, un voler dare in pasto alla politica l’istituzione.
Ancora la Migliore ha minimizzato i pareri di legittimità espressi dai dirigenti che, come ha puntualizzato, hanno già avuto modo di sbagliare, nel recente passato, in materia di pareri.
Giorgio Massari vede nella possibilità di revoca solo uno strumento di condizionamento, di cui, nessuno, fino a questo momento, aveva sentito la benché minima necessità, identificando nella proposta un messaggio estremamente negativo.
Anche Morando, Mirabella e la Marino hanno espresso dissenso, in assoluto e guardando alla figura dell’attuale Presidente.
Sulla questione ha sentito il bisogno di esprimersi anche Giovanni Iacono, esternando sue valutazioni che derivano da apposite ricerche in materia che risalgono ai tempi in cui era all’opposizione.
La Presidenza del Consiglio è organismo di garanzia, non sottoposto a maggioranze politiche, tutore e garante delle minoranze.
Per rendere conto del clima che si respirava nella sala commissioni, basta riportare lo sfogo del consigliere Mirabella che percepiva una battuta di Stevanato e consigliava di considerare chiuso il lavoro della Commissione. Il consigliere pentastellato, con l’atteggiamento ormai abituale fra i grillini, se ne usciva con la considerazione che poco valeva la bocciatura della modifica in commissione perché in aula la maggioranza avrebbe approvato.
Giustamente Mirabella faceva notare l’inutilità dei lavori in commissione che, invece di costituire elemento di raccordo, fra le varie posizioni, per arrivare a scelte condivise su materia delicata che esige la partecipazione delle minoranze, sono considerate dai grillini, e dal rappresentante in commissione nello specifico, solo un formale passaggio burocratico, di cui i consiglieri di maggioranza non terranno conto, tesi solo ad affermare i ‘’numeri bulgari’’, già ostentati come arma letale da brandire contro il nemico.
Solo l’ennesima attenta opera di ricucitura del Presidente ha fatto sì che si optasse per un prosieguo dei lavori, che sono stati, comunque, rinviati, dal momento che, sospesa la trattazione dell’art. 9, approvato l’art. 10, si profila all’orizzonte l’art 11 che si occupa della composizione dei gruppi consiliari, il vero campo di battaglia di queste modifiche al regolamento.