Voci e sguardi incantati presso la Libreria Saltatempo, a Ragusa.
Peccato, preghiera, poesia.
Sono queste le tre parole chiavi di una raccolta che narra la ribellione verso un modo scontato di vivere il rapporto con Dio.
“Io non ho mai peccato di poesia, sono stato sempre lì ad accoglierla senza pregarla di nascere. E lei è arrivata sempre, qui, ad immagine e somiglianza della verità”.
E’ così che esordisce il poeta Raffaele Gueli, classe 84, ragusano, autore del libro ” Il peccato di pregare”, presentato presso la libreria Saltatempo di Ragusa, nel pomeriggio di venerdì.
Ad intervenire sono stati il curatore editoriale e poeta Paolo Gulfi e l’amico e poeta Sergio D’Angelo (organizzatore del concorso di poesia “Città di Chiaramonte Gulfi”).
“Il peccato di pregare” è una raccolta di poesia, formata in cpaitoli vari: è una sorta di romanzo di formazione poichè il poeta cresce all’interno del libro, lotta ed alla fine riesce a risorgere.
Come scrive Giovanni Notari, nella post-prefazone della raccolta: “La preghiera può divenire peccato quando è mera forma, non vissuta, non sentita. La poesia è preghiera che libera dal peccato di una giaculatoria bigotta per divenire ricerca, riflessione; è incontro della creatura con un Dio fatto uomo, fatto croce, sacrificio da accogliere nel proprio cuore, da ricordare in un dolore che, se evangelicamente elaborato, è catarsi verso la salvezza. Così le parole della biografia si intrecciano alla Parola, i chiodi ai dolori, in versi che sgorgano dal cuore e intarsiano la pagina”.
In questo senso la poesia di Raffaele va letta, capita, interpretata, la poesia salva, non racconta.
“Io sono convinto di aver peccato di preghiera – aggiunge- ma non ho mai peccato di poesia”.
Sant’Agostino affermava che due cose sono difficilissimi da fare: “Parlare di Dio…e parlare dell’amore”. E Raffaele, riuscendo ad incantare tutta la sala a ritmo di versi, è riuscito ad emozionarci fino all’inverosimile, ricordandoci che basta davvero poco ad essere felici.
La raccolta è dedicata alla sua nipotina Matilde, di appena un anno, il suo nome vuol dire “forte in battaglia”, ma Raffaele ha voluto denominarla “forte in pace”.