Storia infinita quella dell’ex Cinema Marino: mentre la rete Civica Pro Concordia, coordinata da Rosanna Bocchieri, attende di fissare un appuntamento con il Sindaco Piccitto per consegnare le 1300 firme raccolte a sostegno del recupero e restauro della struttura, arriva in Consiglio Comunale l’interrogazione presentata, a metà dello scorso mese di marzo, dai consiglieri comunali Soinia MIgliore, Maurizio Tumino, Giorgio Mirabella, Gianluca Morando, Elisa Marino, Mario Chiavola e Angelo La Porta.
Nonostante sono dichiarate le intenzioni dell’Amministrazione, i firmatari hanno voluto sollecitare nuovamente l’assessore ai centri storici, arch. Dimartino che si è eretto a baluardo delle posizioni per il ‘’no’’ al Concordia, mettendo dietro anche la collega, anche lei architetto e assessore alla cultura, Stefania Campo che, sulla questione, dovrebbe avere, forse, più voce in capitolo.
Oltre a ripercorrere la storia del Teatro, nell’interrogazione viene evidenziato il lungo iter di acquisizione e i vari stanziamenti a valere sulla Legge 61/81 per I centri storici, che ammontano a oltre 6 milioni di euro.
Oggi il costo complessivo dell’opera si aggira sui 7 milioni e mezzo, variabili per il prevedibile ribasso d’asta: solo un milione da integrare, facilmente grazie ai fondi della legge su Ibla, mentre occorre considerare che, rinunciando al progetto, vanno in fumo un milione 427mila euro del finanziamento del Ministero dei Beni Culturali, che ha già inoltrato sollecito per conoscere l’esito del progetto e per riavere, eventualmente, indietro la somma. Ma non solo: va pagato, comunque il costo del progetto, circa 700.000 euro, e va considerato che, oltre ai costi sostenuti per l’esproprio, il recupero delle somme a valere sulla legge per Ibla può servire solo per utilizzi in centro storico, quindi impensabile per un teatro nuovo che può essere solo progettato fuori dal nucleo storico della città. Per questi motivi i firmatari dell’interrogazione sollevano ipotesi di danno erariale e si appellano a una continuità amministrativa reputata doverosa.
Per l’amministrazione ha risposto appunto l’arch. Dimartino che, da buon tecnico, ha incentrato la replica su questioni di funzionalità del teatro, questa volta mettendo da parte motivazioni di ordine economico.
Su un terreno a lui più congeniale, ha eccepito le ridotte dimensioni del foyer, le criticità per l’ingresso delle scenografie e delle attrezzature di scena, il ridotto spazio in altezza per il graticcio, l’impossibilità, per le dimensioni ridotte del palco, di concerti per orchestra, spettacoli di lirica e di danza.
Per Dimartino queste problematiche non sono state affrontate dalle precedenti amministrazioni, né nell’ultima fase progettuale. Prioritaria viene considerata quindi l’opzione di dotare la città, in tempi relativamente brevi, di una rete di spazi teatrali adeguati a più esigenze, non tralasciando di considerare lo spazio dell’ex Marino come contenitore culturale, anche con funzione di teatro, inserito in un più ampio progetto di riqualificazione urbanistica.
Prima di arrivare alle conclusioni della risposta all’interrogazione, l’arch. Dimartino ha eccepito anche la tipologia T5 dell’immobile che non permetterebbe interventi di tipo particolare, suscitando la vivace reazione di Maurizio Tumino che, di fronte all’eccezione, ha chiesto all’assessore di spiegare in virtù di quale norma la commissione centri storici avrebbe approvato il progetto, invitando l’amministratore a dare seguito a quanto detto e identificare le relative responsabilità.
In conclusione, il rappresentante dell’amministrazione ha voluto significare che il progetto va rivisto in una ottica complessiva che deve tener conto della funzione produttiva della struttura, affermando, senza riserve, che non si intende proseguire l’iter per la realizzazione del teatro, come, al momento, concepito.
Nel rifiutare ipotesi di danno erariale, Dimartino considera elemento imprescindibile dell’azione amministrativa valutare fattibilità, sostenibilità e opportunità di un progetto, con assoluta ‘’onestà intellettuale’’, anche come segno di responsabilità nei confronti del cittadino, parole che hanno suscitato la reazione di Sonia Migliore, basita per il parallelo che non assegna pari ‘’onestà intellettuale’’ ai tanti amministratori del passato e ai progettisti, fra cui anche tecnici locali.
Altrettanto gravi sono state considerate, infine, da Sonia Migliore, le parole di chiusura dell’assessore che ha scritto nella risposta: ‘’la rivisitazione del progetto non può, per quanto esposto, essere ridotta a banale presa di posizione ideologica o di mera discontinuità con quanto previsto negli anni dalle precedenti amministrazioni’’.
Chi scrive, in quanto sostenitore della raccolta di firme ‘pro Concordia’ si astiene da qualsivoglia considerazione personale sulla questione, ma pare appropriato evidenziare come sarebbe risultato efficace, da parte dell’assessore, un più articolato richiamo alla progettualità alternativa prevista per la struttura che, in ogni caso, considerate anche le fatiscenti condizioni in cui è inopinatamente abbandonata, deve essere, comunque, recuperata.