In un momento particolare di disaffezione alla politica, non si può non riconoscere la valenza dell’attività del Movimento Territorio, la creatura di Nello DiPasquale, ex Sindaco di Ragusa e attualmente parlamentare regionale di questo che rimane, pur sempre, come ricordato nell’incontro a Poggio del Sole, il Movimento che ha portato a Palazzo dei Normanni ben 5 deputati.
Si possono non condividere idee e persone, ma la realtà dei fatti è incontrovertibile, come lo sono i programmi che, dipanati in una sorta di manifesto del movimento, sono stati sottoposti all’approvazione dei tanti iscritti e simpatizzanti, accorsi numerosi alla Assemblea programmatica tenutasi stamane, domenica 6 aprile.
Territorio nacque nel 2011 per iniziativa di quanti, stanchi di essere ingabbiati nella sterile contrapposizione di ideologie politiche superate, si ribellarono ai dictat autoritari dei capi-partito. Oggi è diffusa la consapevolezza che il Movimento è ancora più indispensabile per la crisi irreversibile dei partiti, sempre più chiusi al dialogo e affogati nella spirale perversa di una strenua difesa del potere autoreferenziale.
In Territorio, caratterizzato da analisi critica, definizione di soluzioni ed elaborazione di nuove proposte come metodo e strumento operativo, la partecipazione democratica è intesa come unico strumento di crescita civile della società, il cui progetto condiviso deve mettere al centro il lavoro, l’economia reale, le risorse e la produzione.
Quello che si è visto e sentito nella Assemblea programmatica, organizzata per serrare i ranghi in una ottica di sviluppo della progettualità, mentre si avvertono segni di disagio, di qualche componente, per una attenzione che mancherebbe da parte del Presidente della Regione, beneficiario di un consenso plebiscitario del movimento in più di una occasione.
Dopo il saluto del Presidente, dott. Carmelo Iacono e l’introduzione dell’avv. Michele Sbezzi, che ha fatto anche da conduttore dell’Assemblea con lo stile unico che lo contraddistingue, è stato Giovanni Cosentini ad esternare le sue riflessioni in chiave propositiva. Il ‘’perché dello stare insieme’’ è subito definito da Cosentini come l’inevitabile antidoto contro lo sfascio che assilla tutti i partiti e i movimenti politici, uno stare insieme che non nasce dai consueti criteri politici. In Territorio si sta insieme perché c’è voglia di scommettersi, nel contesto di una azione corale che non conosce personalismi né leadership precostituite.
Autocritica e analisi del quadro politico composito hanno caratterizzato l’intervento di Giovanni Cosentini che aveva preannunciato di voler volare basso, ma quando le ali sono grandi risulta difficile mantenersi a bassa quota.
Alla domanda che si è posto, ‘’moriremo di Territorio’’, non ha posto limiti alla possibilità di trovare un soggetto politico, un contenitore che, però, oggi non esiste, dove ognuno possa contribuire costruttivamente con la propria ideologia. Territorio ha pagato un prezzo altissimo in termini di inversione di rotta ideologica e di mancato consenso alle amministrative, ma resta pur sempre il movimento che ha restituito il parlamentare alla città, un parlamentare che conta e la cui politica è apprezzata.
Nello DiPasquale ha esordito dicendo che in Territorio si appartiene ad una classe politica senza macchia, dove non c’è cambiamento ma continuazione di una storia di eccellenza politica, di quei democristiani che hanno fatto grande Ragusa. Legittimo orgoglio, il suo, nell’aver intuito, con larghissimo anticipo la crisi dei partiti politici, nell’aver compreso giù nel lontano 2006 l’esigenza di ridimensionare o abolire del tutto le auto blu, le indennità. Lo stare insieme attuale non è dettato da campagne elettorali ma dall’esigenza di fare squadra, di mettere a frutto conoscenze personali e rapporti di stima reciproca.
La candidatura che lo ha portato a Palermo e il sostegno a Crocetta sono stati l’unico viatico per una concreta politica del cambiamento che, come ogni nuova coltivazione, non potrà dare subito i suoi frutti, ma rimane la realtà dell’unico movimento che è riuscito ad ottenere consenso e a portare i suoi candidati al successo.
L’incontro è stato chiuso da Padre Di Rosa, Gesuita della Diocesi di Noto, che ha incantato l’uditorio con un parallelo fra Don Sturzo e Giorgio La Pira, politici dall’elevato profilo, di estrazioni e linee ispiratrici differenti, che seppero mettersi a disposizione della gente, con amore verso il popolo e le singole persone.
Vedute anche contrastanti che seppero far confluire in un filone unico di servizio per il bene comune.
Padre Di Rosa, nel riprendere le parole di Papa Francesco, che, ricevendo i Sindaci, ha detto loro che costituiscono la frontiera della politica, esortandoli ad accogliere la gente e ad ascoltare le loro istanze, ha considerato il vero tradimento dei politici quello di essersi serviti del popolo per curare i loro interessi.
Ha concluso che i problemi vanno risolti in maniera globale, di fronte ai grandi problemi venirne fuori da soli è egoismo, insieme è grande politica.