Più volte ci si pone l’interrogativo sulle effettive funzioni della Commissione Trasparenza, rileggendo gli articoli del Regolamento delle Commissioni Consiliari, ci si chiede il perché determinati argomenti non vengono affrontati nella sede che si può ritenere la più idonea a mettere sotto la lente di ingrandimento aspetti della vita amministrativa, presente e passata, non del tutto chiari.
Tralasciando aspetti minori, che si possono catalogare come elementi del copione, del menabò della contrapposizione maggioranza-minoranza, non si comprende, per esempio, perché non sia arrivata in Commissione Trasparenza la questione dei fondi della Legge su Ibla che, sembra, siano stati utilizzati per spese diverse da quelle previste dalle normative, con innegabili diretti possibili riflessi sulle attinenti questioni di bilancio che possono aver risentito di forzature e di irregolarità messe in atto dai politici con l’avallo dei dirigenti e l’imprimatur dei revisori dei conti.
Quello che dovrebbe rappresentare il fiero pasto di diverse componenti politiche non trova commensali disposti a gustare le ‘delizie’ e gli aromi nascosti di storie che potrebbero cambiare il volto della politica ragusana degli ultimi trent’anni. Non un Presidente di Commissione, non un capogruppo, nemmeno sei consiglieri per aprire Palazzo dell’Aquila come una scatola di sardine.
Ecco a che cosa serve la Commissione Trasparenza: a farci capire in che cosa consiste quel cambiamento tanto agognato, quel modo nuovo di fare politica, quella voglia di mandare a casa la vecchia politica.
E se fra le opposizioni troviamo molti esponenti legati, a vario titolo, con espressioni della politica degli ultimi trenta anni in città, non comprendiamo perché i rappresentanti del ‘’nuovo’’ non si muovono, non intendono far luce sugli aspetti oscuri di questa e di altre eventuali vicende del passato che, in ogni caso, come per i fondi della Legge su Ibla, hanno dirette conseguenze sul presente.
Verrebbe da chiedere al capogruppo dei pentastellati, non si sa se a quello che doveva essere in carica fino al 30 aprile o a quello che lo sostituirà, cosa porta il gruppo consiliare ad essere muto sugli aspetti concreti delle vicende i cui temi sono, a detta loro, ‘’complessi e controversi’’, e a farlo rifugiare, pedissequamente, nella ricerca dei fantasmi delle gestioni del passato, invece di contribuire a fare chiarezza sul presente.
Invece di lasciarsi andare alle solite accuse di perdita di tempo e agli attacchi personali, sempre e comunque fuori luogo, ancorché fossero giustificati ( ma abbiamo elementi per dire che non lo sono, ndr ), sarebbe opportuno, altresì, evitare di scendere alla bassezza della questione del gettone di presenza a cui, almeno fino al momento in cui scriviamo, non ci sembra i componenti del gruppo del Movimento 5 Stelle abbiano rinunciato, come invece ha avuto modo di specificare il prof. Ialacqua, del Movimento Città che, pur avendo partecipato all’intera seduta, ha inoltrato formale istanza per rinunciare, polemicamente, al gettone di presenza. Altro stile, alta storia.