Ad una settimana esatta dalle proteste contro la petizione promossa da FdI, ieri pomeriggio è stato promosso un incontro informativo fra i cittadini e la cooperativa “Nostra Signora di Gulfi”. La richiesta, partita dai social, è stata immediatamente accolta e, nei locali di via Marconi, ieri pomeriggio i responsabili hanno spiegato a tutti i presenti in che cosa consiste il loro lavoro, quanti migranti vengono accolti e quali sono i fondi a cui si attinge. Insomma, gli addetti ai lavori hanno cercato di sfatare alcuni miti. Inoltre, a conclusione della presentazione, sono state avanzate alcune proposte dai presenti per favorire la socializzazione e l’integrazione. Salvatore Brullo, coordinatore della cooperativa Fo.Co. per i servizi degli immigrati, ha curato la parte illustrativa. La cooperativa Fo.Co. , infatti, collabora con la “Nostra Signora di Gulfi” che è presieduta da Gianvito Distefano. In pratica, si può dire che si tratta di due cooperative distinte che lavorano, però, in condivisione. La “Nostra Signora di Gulfi”, lavora a Chiaramonte con i migranti dal 2011. I fondi a cui si attinge, sono i cosiddetti SPRAR (sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), avviato dal Ministero nel 2002. Brullo, spiega: “Al momento ci sono circa 25 operatori che lavorano per la cooperativa. Per scelta nostra, sono quasi tutti chiaramontani e giovani. Perché tutto ciò che facciamo, deve avere anche una ricaduta sul territorio”.
I TERMINI
Salvatore Brullo, durante la sua presentazione, ha cercato di fare innanzitutto chiarezza sui termini: “In Italia esistono due tipi di immigrazione: quella “economica” e quella “umanitaria”. La fetta più grande è quella economica: sono persone che arrivano in Italia per lavorare, studiare o per curarsi, una fascia molto d’elite. Questa fetta di immigrazione, non costa praticamente niente allo Stato. Sono stranieri che arrivano principalmente dall’Est Europa, dal Nord Africa e dall’Asia. Spesso, risiedono in Italia pochi anni e poi vanno via”. Diversa, invece, è la situazione dell’immigrazione “Umanitaria”. Brullo, infatti, spiega: “Si tratta dei richiedenti asilo, ovvero i rifugiati sotto protezione umanitaria. Questa categoria di persone è normata dalla Convenzione di Ginevra del 1951 e prima ancora dalla Costituzione italiana, scritta nel 1948 e quindi antecedente alla Convenzione di Ginevra”. Brullo ha poi spiegato il significato di “Irregolare” e “Clandestino”. Anche qui, infatti, si genera spesso confusione: “Irregolare è colui che è entrato nel territorio Italiano, spesso con un visto turistico, e poi ha perso i requisiti, ad esempio perché il visto è scaduto. Il clandestino, invece, è colui che è entrato in Italia eludendo il controllo alla frontiera”. Si passa, poi, all’analisi dei dati. Anche in questo caso, vengono sfatati alcuni miti, ancora duri a morire: “Il numero di clandestini che arriva via mare è veramente risicato, nonostante quello che si pensi. La maggior parte di loro, arriva in aereo. Più di clandestini, infatti, si dovrebbe parlare di irregolari. Il clandestino, infatti, è tale solo per poche ore. Nel momento in cui la barca arriva al porto, vengono effettuati i controlli e identificati. In questo modo, possono richiedere lo status di protezione internazionale. La domanda, dunque, è questa: i clandestini, esistono?”.
I NUMERI
Ma parliamo di numeri: in Italia tutti gli stranieri regolarmente censiti sono 5.721.457 (il 9.4%). L’Italia, per numero di stranieri, è appena sopra Malta e la Grecia, mentre è nettamente sotto alla Germania (circa 9 milioni), Regno Unito (circa 7 milioni) e Spagna (circa 6 milioni). Questi numeri, riguardano tutti i cosiddetti extracomunitari certamente residenti nei Paesi citati. I richiedenti asilo, in Italia sono 27.935. Un numero veramente esiguo se confrontato con il dato tedesco: lì, i richiedenti asilo sono circa 126 mila. Per quanto riguarda gli irregolari, le stime per eccesso parlano di 326 mila. Questo dato è stato elaborato facendo riferimento ai centri Caritas e alle strutture d’accoglienza. Anche qui, i numeri parlano di cifre modeste, se confrontate ad esempio con il dato inglese: lì, gli irregolari sono 1 milione e 600 mila.
LO SPRAR
Nato nel 2002, si occupa dell’accoglienza di tipo umanitario. Lo SPRAR è un fondo nazionale finanziato dal Ministero dell’Interno e dalla Comunità Europea. L’obiettivo finale, è l’autonomia delle persone. Salvatore Brullo parla della situazione chiaramontana: “A Chiaramonte stiamo sperimentando la sistemazione in appartamenti, proprio per evitare gli assembramenti. Accompagnati dagli operatori, diamo loro dei buoni per fare la spesa, in modo da imparare a gestirsi da soli e, nel frattempo, imparare la lingua. I fondi vengono dirottati in questo modo: partono dal Ministero, passano per gli Enti locali e infine vengono dati al terzo settore. Il Ministero, dunque, paga il progetto. L’accoglienza dura 6 mesi. Il progetto, infatti, si conclude quando le persone acquisiscono autonomia. I minori, invece, possono restare fino ai 18 anni”. Come funziona, dunque, il lato economico? Brullo, spiega: “Tutto viene rendicontato allo Stato. In un certo senso, si potrebbe dire che siamo costretti a fare i servizi. C’è un tetto che non si può superare. Se viene sforato, lo Stato non te lo rimborsa”. I servizi, a Chiaramonte, comprendono la mediazione linguistica, l’integrazione sociale, la tutela giuridica, la sanità. La domanda da un milione di dollari. Lo Stato, ci perde o ci guadagna? Salvatore Brullo, spiega: “Se il costo complessivo dell’operazione è 100, lo Stato guadagna 80. Innanzitutto, perché ha creato posti di lavoro e non solo: la nuova forza lavoro, composta dai migranti, spende in bene e servizi, comprese le pratiche burocratiche per i permessi di soggiorno e i tributi. In realtà, gli immigrati servono, e come, allo Stato: intanto, abbassano l’età media, che in Italia è 50 anni. Saranno loro, infatti, a pagarci la pensione, che ci piaccia o no. Quindi, non è tanto un discorso umanitario. Inoltre, bisogna fare i conti con la realtà: la mobilità umana è in continua crescita, in tutto il Mondo”. Salvatore Brullo, infine, ha ricordato alcuni lavori effettuati a titolo praticamente gratuito dai migranti di Chiaramonte: ad esempio, la sistemazione di via Michelangelo o il giardino del Santuario di Gulfi. Inoltre, i migranti hanno spesso dato una mano durante la fase di preparazione dei lavori per l’estate chiaramontana.
LE PROPOSTE
Dalla platea, molti giovani hanno proposto di fare qualcosa di concreto per una vera e propria integrazione: si è parlato, infatti, di organizzare una cena multietnica, un aperitivo a tema, abbellire le vie cittadine e molto altro ancora.