Gli occhi erano tutti puntati sulla prestazione del Movimento 5 Stelle: dal 32,43 % delle regionali al 40% delle politiche, dove gli altri partiti erano stati doppiati, si era arrivati al plebiscito per il Sindaco grillino che aveva raccolto il consenso del 70% degli elettori.
Logico attendere una conferma, alla luce anche di 11 mesi di amministrazione pentastellata.
In verità sono stati gli stessi esponenti del Movimento di Grillo a buttare acqua sul fuoco degli entusiasmi, preannunciando un calo, pur di fronte ai sondaggi che davano i 5 Stelle in ascesa inarrestabile, a livello nazionale e regionale.
Un controsenso, perché, da sempre, chi amministra, chi detiene il potere, chi ha in mano la macchina amministrativa, trova un percorso facilitato per mantenere, quantomeno, i consensi.
Non era desueto pensare che in uno dei due unici capoluoghi, oltre al Comune di Pomezia, a guida pentastellata, il Movimento avesse avuto vita facile
La opinabile considerazione che chi amministra è svantaggiato non era altro che la consapevolezza di una politica di cambiamento che, non solo non è stata avviata, ma non ha saputo tradurre in fatti concreti le aspettative dei cittadini, con una serie di provvedimenti che, ancorchè dettati dalla situazione ereditata e condizionati dal taglio dei trasferimenti, non ha trovato i necessari sincronismi per avviare una stagione di rinnovamento, promessa in campagna elettorale e auspicata dagli elettori che, sul Movimento 5 Stelle, avevano convogliato i consensi.
In assoluto stride il dato percentuale del capoluogo, inferiore di oltre un punto rispetto a quello provinciale, con un calo di oltre 10 punti rispetto alle ultime politiche. La protesta, o meglio le speranze, le aspettative degli elettori si dirigono a sinistra, verso il PD, secondo un trend nazionale, mentre c’è una sostanziale tenuta del centro destra che diventa exploit se paragonato agli scarni risultati delle comunali.
A Ragusa riscontriamo un corposo 42,69% per il PD, 29,13 per il M5S, mentre Forza Italia e NCD ottengono, rispettivamente, il 14,95% e il 5,14% – solo un 3% cadauno per le ali estreme, di destra e di sinistra.
Non determinante l’apporto degli elettori ragusani, per nessuno dei candidati eletti: 571 voti per La Via di NCD, 836 per Corrao del M5S, senza effetto per l’eletto Pogliese i voti di preferenza nella lista di Forza Italia, condizionata, anche nei consensi per il capolista Miccichè e per l’uscente Iacolino, dalla presenza di Leontini che, come unico candidato locale, ha raccolto un discreto numero di preferenze, naturalmente non sufficienti per raggiungere l’obiettivo.
Più interessante la lettura delle scelte nella lista del PD, dove si può intravedere l’apporto delle singole correnti : se le 2022 preferenze per la Chinnici rispecchiano il trend regionale sulla candidata che si è tenuta fuori da polemiche e da tensioni di vario tipo, balza il dato di Barbagallo che, pur non eletto, ottiene 1551 voti, espressione della consistenza dell’area DEM di Ragusa.
Ordinaria amministrazione per i consensi ottenuti da Soru e da Fiandaca, mentre, anche se non determinante, considerato l’altissimo numero di preferenze raccolte, quasi 100.000, resta consistente il consenso andato a Michela Giuffrida, con 983 voti.
Dignitoso, pur nella débâcle della candidata, l’apporto arrivato a Michela Stancheris, con 1632 preferenze che, comunque, risultano irrisorie nel contesto del bacino elettorale del politico che la sosteneva e che è riuscito a fare ancora meno per Zambuto, che ha raccolto solo 826 preferenze in città e che ha suggellato, con il suo flop, la sostanziale sconfitta dei renziani di Ragusa, il cui apporto, in questa tornata elettorale, è stato del tutto insignificante, se è vero che il Sindaco di Agrigento era il candidato ufficiale della corrente.