Il vecchio detto ‘i panni sporchi si lavano in famiglia’ è troppo noto per essere sconosciuto a qualcuno, quando poi il qualcuno è identificabile, è legittimo pensare che il ‘’lavaggio’’ si fa all’esterno e si fanno volare gli stracci in maniera ragionata.
Ma non stiamo parlando di vicende all’interno di un cortile di case popolari, dove, peraltro, oggi, queste cose non accadono, ma addirittura della ConfCommercio cittadina, l’associazione di categoria più blasonata della città e anche del paese.
Vogliamo premettere che non è assolutamente nostra intenzione entrare nel merito delle vicende oggetto della disputa interna dell’associazione, trattandosi, peraltro, di fatti legati al rinnovo del Direttivo, ormai non più riscontrabili.
Resta la notizia di queste spiacevoli vicende interne, diffuse, come accennato, forse, volutamente, che offuscano l’immagine di una associazione di grandi tradizioni, spesso protagonista della vita cittadina, per cui, in un recente passato, dicerie e illazioni su presunte tensioni interne erano rimaste relegate nell’ambito di normale dialettica associativa. Lascia, piuttosto, perplessi la mancanza di una adeguata leadership provinciale che avrebbe potuto e dovuto contenere, assolutamente, questi spiacevoli episodi.
Ma andiamo ai fatti: non più tardi di dieci giorni addietro, si è tenuta l’assemblea della sezione comunale di ConfCommercio per il rinnovo del Direttivo, si era sparsa notizia della contrapposizione di due cordate, ma si riteneva che la competizione fosse rimasta nei limiti di un normale confronto elettorale.
In data odierna, viene invece diffusa una nota, firmata da neo eletti componenti del Direttivo, Lorenzo Battaglia, Saro Puma, Roberto Sica e Vincenzo Trischitta, che riporta quella inoltrata al Presidente Provinciale, in data 25 maggio, tre giorni or sono, in merito alla richiesta dei soci candidati Gianni Giglio e Peppe Cardello di una ‘’verifica di schede, preferenze, deleghe e candidabilità’’, per cui aggiungono ennesima richiesta, allo stesso vertice provinciale, ‘’di fare quanto possibile per non fare rappresentare soci e Associazione da denigratori e ignoranti’’.
Come si può capire già solo dall’oggetto della nota, appena esteso, si tratta di una nota dalle tinte forti, ci permettiamo di aggiungere inappropriata, per una diffusione all’esterno, e inadeguata, per i toni, al carattere pur sempre istituzionale che riveste l’attività dell’associazione, ancorché affidata a persone che di istituzionale hanno ben poco.
La richiesta di verifiche, o meglio dire la ragione addotta, viene bollata come ridicola, pur rimarcando la posizione mai contraria a ipotesi di controlli e verifiche.
Si contesta il rilievo non tanto di un errore già contestato o la denuncia di un presunto illecito, quanto della esiguità della differenza di voti tra il primo e l’ultimo degli eletti. Si ricordano ai reclamanti, definiti ‘’ripensosi candidati…poi primi tra i non eletti’’ i passaggi dello scrutinio da tutti vissuti in prima persona, ricordando come, in sessant’anni di storia associativa, non si siano verificati dubbi di irregolarità o presunzioni di brogli, né successive richieste di verifica o riconteggio su schede che, sulla base di precedenti esperienze, sono state conservate senza alcuna protezione da eventuali manomissioni che ora si potrebbero, o si vorrebbero, far valere come motivo di contestazione.
Quest’ultimo passaggio, dagli stessi estensori della nota definito ‘’tristissimo’’, che li rende rammaricati e indignati per l’infelicissima e inedita iniziativa dei colleghi soci, segna effettivamente il punto più basso della vicenda, sotto l’aspetto sostanziale e oggettivo della questione, tale da far sperare per un totale ricambio dei vertici associativi, di entrambe le fazioni contrapposte.
Lo sdegno, che viene espresso dai firmatari della nota, deriva esclusivamente dalla constatazione di una richiesta che può essere definita solo ‘’denigratoria’’, che mette in dubbio la trasparenza dell’associazione.
Sic et simpliciter viene segnalata l’impossibilità, dettata dallo statuto, di alcuna ipotesi di verifica o di riconteggio delle schede, successivamente agli scrutini, inoltrando solo il consiglio di adire la magistratura ordinaria.
Ricorso al giudice ordinario che viene considerato non adito solo per ignoranza dei contestatori.
La nota conclude esprimendo lo sdegno che si aggiunge alla vergogna per il metodo dei colleghi, per fatti che, sinceramente, lasceranno basiti e perplessi i lettori, per la gravità di quanto affermato e non tempestivamente segnalato a tempo debito.
Al voto avrebbe partecipato anche un Centro Commerciale Naturale, facilmente identificabile in quanto rappresentato da uno dei due contestatori, che includerebbe aziende già socie e, forse, anche non socie, quindi un voto espresso, forse, in maniera non cristallina in termini di etica sindacale.
Ancora viene eccepito, non si comprende perché solo ora, un altro ‘’abominio di etica associativa’’ in quanto è stato tollerato (chiaramente da tutti) il voto dell’altro candidato contestatore anche nella qualità di Presidente di ‘Servimpresa’, società promossa dalla ConfCommercio Provinciale che concretizza, praticamente, la partecipazione al voto della struttura provinciale in una sua sezione, schierandosi.
La nota conclude con l’auspicio che il Presidente Provinciale operi, per quanto nelle sue possibilità, per emarginare da cariche rappresentative ‘’ignoranti e denigratori’’, chiedendone le dimissioni per quanti ‘’si trovassero, inadeguati, già a partecipare o persino a presiedere organi e strutture dell’Associazione o promosse o partecipate dall’Associazione’’, questo per ‘’permettere, ai firmatari e a chi condivide i loro principi, certi di comprendere anche lo stesso Presidente provinciale, di continuare ad essere orgogliosi dell’appartenenza associativa’’.
Ci permettiamo aggiungere che occorrerà la massima chiarezza sulla vicenda, occorrerà far luce su aspetti poco chiari e sui motivi che hanno fatto propalare gravi accuse e offese, altrimenti, se finisce tutto a tarallucci e vino, sarà d’uopo che tutti i protagonisti della triste vicenda si facciano da parte per dignità propria e della città.