Vicenda ai limiti del paradosso e del ridicolo quella che attiene alla richiesta di concessione del Donnafugata Resort sulla spiaggia di Randello.
L’editore ci esorta, sempre, benevolmente, a raccontare i fatti e a non scendere in valutazioni di merito che spettano al lettore, ma ci sia consentito, almeno, usare i due aggettivi per tutti gli attori e le vicende di questa storia, tipicamente italiana, quasi di paese, nonostante la presenza di società dall’altisonante appellativo di multinazionale. Una storia che tutti si sforzano di rendere più sapida, spargendo sale a più non posso, che pensiamo possa aver saziato l’opinione pubblica.
Nel bailamme scomposto e contraddittorio di comunicati, sollevato, comunque, per una semplice installazione balneare provvisoria al servizio di un turismo d’élite, che nessun danno può fare all’ambiente e al paesaggio, nessuno si è preoccupato di valutare possibili benefici effetti sul turismo locale, sull’occupazione, sui servizi a mare che, nella nostra zona sono estremamente carenti se non inesistenti.
Lungi da noi l’idea di criticare l’intervento sempre attento ed essenziale di Legambiente, argine insostituibile di malefatte in termini ambientali, del tutto discutibili le palesi strumentalizzazioni di ben identificati gruppi che cercano rivalse attraverso azioni tendenti solo a screditare il nemico.
I fatti fanno emergere come dalla vicenda ne escano tutti male: il Corpo Forestale e la Soprintendenza che hanno dato pareri favorevoli e ora si vedono delegittimati per una semplice azione popolare, il tutto condito dalla più totale assenza di comunicazione, che solleva interrogativi diversi sulla questione.
Nella stessa situazione si ritrova il Demanio Marittimo che, per la sua autorevolezza, dovrebbe conoscere alla perfezione l’iter burocratico e non dovrebbe concedere, ove esistenti, autorizzazioni provvisorie.
Affetta dalla consueta cronica latenza di efficace comunicazione, l’amministrazione che, con il contagocce, ci propina uno sciroppo che ci avrebbe potuto elargire in una unica dose e preventivamente, perché è ormai risaputo che prevenire è meglio che curare.
Palesemente scivolata sulla buccia di banana buttata da chi conosceva le carte e sulla sprovveduta fretta della ‘multinazionale’, l’amministrazione, prima, ci informa che i vigili sono andati sulla spiaggia di Randello, senza specificare se c’era un assessore o un dirigente o tutti e due: un sopralluogo dettato da segnalazioni, mentre ora gli interessati ci dicono che istanza giace in Comune dal dicembre 2013.
Chi si corica con il bambino …
Quando si scopre che ogni possibile concessione, ancorché plausibile sarebbe, in ogni caso non gradita, essendo sempre in una botte di ferro per aver espresso solo pareri e non determine, si passa alla salvaguardia della fascia demaniale e all’ordinanza di smantellamento del realizzato e per il ripristino dei luoghi.
Si spera solo che la platea, non quella di legno sulla spiaggia, ma quella dei contestatori, non sia prevaricata da decisioni regionali, come quelle recenti sulle trivellazioni a mare e in terra, lasciandole solo la soddisfazione per aver tentato di infangare l’adorato e venerato, fino a poco tempo fa, Federico.
Da ammantare con un velo di miserevole pudore il tentativo, comunque tardivo, del committente delle opere, di divulgare, solo a determinati organi di informazione, i termini della vicenda, la costruzione di una pedana utile a ‘’creare una spiaggia per gli ospiti, al fine di favorire la valorizzazione e lo sviluppo economico e turistico’’ (non è specificato quale soggetto riguardi lo sviluppo).
Si parla, in maniera quasi criptica, di pareri favorevoli di non meglio specificate Autorità coinvolte, di autorizzazioni provvisorie, di superflue garanzie che verrebbero erogate, come quella che permetterebbe, udite udite, l’accesso e la libertà di passaggio fronte-mare A TUTTI I BAGNANTI, CITTADINI E TURISTI, una encomiabile dimostrazione di liberalità che lascia esterrefatti, per quanto si tratti di diritti già garantiti dalla legge e non concessioni del privato.
Per il futuro, c’è solo da sperare, che eventuali altre ipotesi di concessioni, accordi e similari vengano opportunamente resi di pubblico dominio.