Essere belli a tutti i costi. Questo è il motto che da molti anni a questa parte accompagna il pensiero di uomini e donne che vivono ossessionati dalla bellezza del proprio aspetto fisico. Al giorno d’oggi l’immagine è il modo attraverso il quale si dà la più immediata informazione su se stessi agli altri, mettendo in secondo piano la personalità, i propri valori. Nella nostra società tutto viene valutato con rapidità per cui non c’è tempo per soffermarsi su qualcuno o qualcosa che non attiri lo sguardo per la sua bellezza. Essere attraenti e curati nell’aspetto è considerato un indice del proprio successo personale.
La ricerca della perfezione era già presente nell’arte degli antichi greci e viene poi ripresa dagli umanisti: il David di Michelangelo, il vitruviano di Leonardo perfetto nel suo cerchio esistenziale. E’ una ricerca dettata inizialmente da esigenze sociali: i combattenti, infatti, dovevano essere forti per proteggere i propri popoli o conquistarne di nuovi. La perfezione si lega poi a concetti di natura etica, di rispetto all’esistenza umana e alle esigenze della società. Ma nel tempo il concetto di perfezione si è legato a significati per lo più legati all’esterno, al bisogno di accettazione, dirigendosi verso una perfezione quasi sempre solo esteriore che nasconde fragilità ed insicurezza.
Negli ultimi 25 anni industrie farmaceutiche, alimentari e cosmetiche nonchè chirurghi plastici cercano di persuaderci che il nostro corpo è qualcosa che è possibile – anzi, facile- perfezionare, come se il corpo fosse una tavolozza nella quale mettere colori a piacimento, un qualcosa da modificare secondo i nostri gusti.
Le nostre caselle e-mail sono piene di messaggi pubblicitari che ci propongono di ingrossare seni, perdere miracolosamente peso grazie a infusi di erbe, le mamme acquistano scarpe con i tacchi alti alle figlie anche se vanno ancora alle scuole elementari, e le teenager sognano a occhi aperti nasi rifatti, liposuzioni e protesi mammarie. Il corpo insomma, che nel `900 è stato un mezzo di produzione, ora è diventato l’oggetto della produzione, il territorio di un marketing spregiudicato.
Questo sta per scatenare, una vera e propria emergenza sanitaria che è evidente se si analizzano le statistiche sull’eccessivo ricorso alla chirurgia estetica e la diffusione di disturbi come l’anoressia, la bulimia e la vigoressia, termine che indica la tendenza quasi ossessiva, di alcuni individui, principalmente uomini, alla ricerca perenne di un fisico assolutamente perfetto, tonico, muscoloso, atletico, ed eccessivamente critici ed intolleranti per qualsiasi minima imperfezione. Queste persone dedicano una eccessiva quantità di tempo, risorse e denaro nella cura del corpo frequentando assiduamente palestre, saune, centri fitness, negozi specializzati in prodotti alimentari ipocalorici, senza sentirsi mai completamente soddisfatti, nonostante l’enorme sforzo profuso. Si rilevano fenomeni di distorsione percettiva che alterano la rappresentazione dello schema corporeo producendo uno stato di insoddisfazione difficilmente spiegabile all’osservatore esterno. Come l’anoressica, nonostante la drammatica e “spettacolare” magrezza che colpisce l’osservatore, percepisce il proprio corpo come ancora grasso proprio per l’effetto delle distorsioni percettive che ne alterano la rappresentazione dello schema corporeo, l’individuo che presenta questo disturbo inizialmente investirebbe sulla perfezione del proprio fisico per raggiungere scopi che traggono origine dalla propria storia personale (ad esempio ipercompensare una bassa autostima), questa spinta “motivazionale” successivamente sarebbe rinforzata e mantenuta dalle alterazioni percettive che, rimandando un fisico ancora difettato, alimenterebbe il circolo vizioso. I principali fattori psicologici implicati nella vigoressia sembrano essere la scarsa autostima, il desiderio di essere accettati e ammirati, l’insicurezza.
Va chiarito che la vigoressia si riferisce ad una condotta estrema, per alcuni versi “ossessiva”, di iperinvestimento sul proprio fisico che differisce significativamente dal “normale” prendersi cura del proprio aspetto e della forma fisica. E comunque è d’obbligo una riflessione sull’influenza del “modello culturale” nella genesi del disturbo; al giorno d’oggi l’esteriorità e la bellezza sono considerati “valori” fondamentali per sentirsi bene ed essere accettati nella società come persone di successo, l’enfasi data alla perfezione fisica molto probabilmente contribuisce all’espansione della vigoressia e ad altre problematiche legate al corpo.