C’è stato un tempo in cui tutti gli atti della pubblica amministrazione erano sottoposti al controllo preventivo di una commissione esterna che valutava la legittimità degli atti assunti dall’organo di governo.
Poi venne la separazione tra atti di indirizzo ed atti di gestione, posti in essere dai Dirigenti.
Si disse che la responsabilità di questi era più che sufficiente, e l’uno, il detentore del potere di indirizzo ( Sindaco e Giunta) poteva sorvegliare l’altro, ( il dirigente assuntore dell’atto di gestione). E su tutti ci doveva essere il Consiglio, organo supremo detentore del potere di controllo, e principale attore delle strategie di pianificazione e programmazione finanziaria, e di sviluppo socio economico.
Pertanto il Consiglio comunale spogliato di qualunque potere di gestione, ed in parte anche dei poteri di indirizzo, assume nel disegno di riforma del sistema degli enti locali, il ruolo di controllo e di attore protagonista della programmazione sia in materia di sviluppo, che in materia di finanziaria.
Di fatto la Commissione di controllo venne abrogata ed il sistema finì per non avere alcun controllo, lasciando, ma solo in parte, il peso di una verifica della legittimità degli atti amministrativi assunti dalla Giunta e dal Sindaco, in capo al Segretario generale dell’ente, mentre nessun controllo specifico sugli atti di gestione assunti dal Dirigente venne consentito al sistema amministrativo degli enti locali.
Fin qui il quadro delle leggi che delimita spazi e poteri degli organi. Poi viene la realtà.
La realtà è fatta da un giovane Sindaco che capisce di elettronica, ma un poco meno di amministrazione, che ha smesso di fare il grillino e che ha sulle spalle una baracca da mandare avanti, con mille difficoltà sia perché non ha le persone giuste che possono supportare le sue politiche, sia perché non comprende bene il ruolo che deve avere l’opposizione, che poi sta a fondamento del sistema democratico, che egli sente come un pesante fardello che rallenta il suo agire.
Il consiglio comunale è diviso in due: la maggioranza grillina, che non ha capito quale è il ruolo del consiglio e pensa che ogni singolo consigliere comunale può fare da vice assessore, e dunque intende partecipare attivamente alla vita amministrativa ed agli atti d indirizzo. La minoranza invece esercita il potere di controllo, ma al minimo fruscio di vento si agita per gridare allo scandalo, e come tutti quelli che tanto gridano, il più delle volte finiscono con il non essere ascoltati più. Come sta succedendo all’assessorato regionale agli enti locali dove hanno smesso di dare seguito alle segnalazioni che promanano da Ragusa e dove occorre ripristinare l’agenda, snellendo l’elenco delle segnalazioni già effettuate.
Accade così da diversi mesi e sinceramente nulla fa presagire a qualcosa di buono.
Il Sindaco si è convinto che le urla dell’opposizione non servono a nulla, anzi danneggiano l’immagine di una città che stenta a rialzarsi dopo la crisi, ma non si sta rendendo conto che il tenore delle sue mancanze e dei suoi inadempimenti aumenta giorno dopo giorno. L’opposizione si sta invece lacerando perché non vede risultati alla sua attività di controllo e verifica degli atti amministravi, attendo una risposta da organi terzi, come la Regione, che in effetti non ha molta competenza diretta sulla vita amministrativa dell’Ente.
Le due parti non si incontrano e la situazione precipita.
Sia ben chiaro, non tutto quello che è inopportuno è illecito. Ma parecchie cose non funzionano. Non funzione neppure il braccio di ferro.
Occorre dunque fermare il gioco e ripristinare le regole della democrazia: il sindaco non può far finta di nulla e deve arrestare questo vortice di atti inopportuni, al limite della illegittimità, senza dovere attendere le azioni giudiziarie dei terzi detentori di diritti, ovvero degli stessi consiglieri lesi nella loro principale prerogativa caratterizzata dall’attività di controllo.
In tale contesto si inseriscono una pluralità di affari amministrativi poco chiari che hanno caratterizzato la vita amministrativa degli ultimi mesi al Comune di Ragusa, resi noti dall’opposizione, ed in particolare dai consiglieri Migliore, Tumino, Lodestro, molti attenti ed esperti nel legittimo esercizio delle loro prerogative, e che ho voluto appositamente sintetizzare come di seguito, inserendo tra i punti alcuni consigli che personalmente mi sento di dare a questa giovane amministrazione:
1) troppi appalti prorogati senza alcuna gara, con presunti vizi negli atti di proroga di alcuni di essi;
2) le gare devono essere fatte sempre con il sistema della gara pubblica rinunciando espressamente al sistema della trattativa privata con inviti a 5 fornitori. Il sistema della gara pubblica è preteso dalla riforma della p.a. che il Governo Renzi si appresta a varare, così come è preteso dal Governo regionale e da Crocetta, così come ancora risulta preteso dalla Corte dei Conti che nella relazione di apertura dell’anno giudiziario ha inteso stigmatizzare il comportamento di alcune amministrazioni di enti locali che fanno cattivo uso di questo strumento per affidare appalti di servizi molto importanti. Da Piccitto, di matrice grillina, ci aspettiamo non la legittimazione ad un sistema vecchio di fatto dai gare a trattativa privata, ma apertura a gare pubbliche con il massimo della trasparenza e della partecipazione. Siamo arrivati al punto che si conosce per tempo chi farà quello e l’altro servizio, chi vincerà quella gara o quell’altra. Per il centro destra era clientelismo, per la sinistra è diventato corruzione, ma per i grillini cos’è questa pratica di malaffare: tutela del bene pubblico, oppure equa alternanza tra classi sociali che vogliono impadronirsi di ogni segmento del potere?
3) una politica per il personale chiara ed improntata alla meritocrazia, nel rispetto delle gerarchie e delle leggi che regolano il buon andamento della pubblica amministrazione, senza pregiudicare la trasparenza e la parità di trattamento nella scelta di personale per assumere mansioni o responsabilità di servizi;
4) la scelta di criteri chiari e trasparenti per l’assunzione di personale dall’esterno, con particolare riferimento ai dirigenti, poiché non è possibile che per selezionare tre risorse umane sono state scelte tre distinte procedure, una diversa dall’altra;
5) utilizzo dell’art 110 dgls 267 del 2000, per soddisfare il fabbisogno di dirigenti, piuttosto che ingessare la struttura con assunzioni a tempo indeterminato che non risultano compatibili e coerenti con le strategie sul personale sia regionali che nazionali;
6) approvazione del regolamento per l’acquisto dei servizi in economia, e creazione di albi con professionisti e ditte disponibili per garantire non solo la celerità, ma anche imparzialità, criteri di rotazione automatici, trasparenza ed economicità.
Mi fermo a questo, ma so che non ho completato l’elenco che assai più lungo. Una sola considerazione vorrei fare: per molto meno amministrazioni di centro destra sono state messe sotto accusa ed accusate di corruzione ovvero di poca trasparenza. La licenza concessa al grillino Piccitto a mio modesto avviso sta per esaurirsi.
La democrazia è un sistema che questa colletività ha conquistato con il sangue, ribellandosi ai fascisti e combattendo fianco a fianco con i liberatori stranieri, in una guerra civile sanguinosa e terribile, pur di ripristinare il diritto delle genti ad autodeterminarsi.
Mi chiedo quanti hanno il diritto di violare la democrazia, arrogandosi il potere di distinguere cosa è bene per la città, e quali sono le regole che possono essere disattese, pur di raggiungere quello che viene individuato come bene supremo per la colletività.
Nessuno. Anche Mussolini pensava che quello che faceva era per il bene comune. E molti sono ancora convinti che ha fatto bene. Noi no. Noi siamo figli di una collettività che ha dato il sangue per la democrazia e che è pronta a darlo di nuovo senza se e senza ma.
Piccitto è avvertito: stai simpatico alla gente, e sicuramente sei una persona per bene, ma rispetta le regole perché l’istituzione non è tua, né ti è concesso il potere di modificare il sistema democratico. A volte si può arrivare in ritardo, e capita spesso. Capiterà di meno in futuro, quando si diventa più bravi. Ma è meglio arrivare in ritardo, ma con le carte a posto piuttosto che arrivare quasi in tempo, ma dopo aver messo sotto i piedi le regole della democrazia.
Se fosse una regata augurerei buon vento a tutti.