Gabriele Failla ha appena undici anni, ma scrive poesie da quando ne aveva sette. E’ un bambino come tanti: ha finito la quinta elementare e l’anno prossimo andrà in prima media, ma ha un talento davvero unico per la poesia, nonostante la giovanissima età. E’ l’orgoglio di mamma Silvana, di papà Sergio e del fratello Giuseppe e porta sempre con sé un piccolo quaderno azzurro, da cui non si separa mai. Lì, infatti, sono contenute tutte le sue poesie, custodite gelosamente come se fossero delle creature indifese.
Nonostante la giovane età, Gabriele ha già pubblicato quattro poesie per un sito web veneto che si chiama “Mezzo Pieno” e ha già scritto più di diciotto poesie. Con la sua classe, ha anche partecipato alla giornata mondiale dell’autismo con la poesia “In un mondo diverso”. Il suo sogno? Pubblicare un giorno un libro e continuare per questa strada, sostenuto da tutta la famiglia.
Le sue poesie parlano della mamma, del papà, del fratello, ma anche di politica, della guerra, della notte, della natura: tematiche davvero sorprendenti per un bambino della sua età. Gabriele scrive poesie per ogni occasione della sua vita, senza discriminazioni. Mamma Silvana mi accoglie in casa e Gabriele è seduto sul divano: ha già in mano il quaderno azzurro e ha scritto, per l’occasione, una poesia.
E’ giovane, Gabriele, ma la sua espressione sembra già molto più adulta rispetto a quella di un bambino della sua età. Il poeta a cui si ispira, mi dice con un sorriso, è Giosuè Carducci.
Gabriele, tu sei giovanissimo, hai appena undici anni. Quanti anni avevi quando hai iniziato a scrivere?
“Avevo circa sette o otto anni”.
Perché ti piace scrivere poesie?
“Non lo so, esattamente. Quando studiavo le poesie a scuola mi piaceva il suono delle parole usate dai poeti. E poi, se non conoscevo il significato di una parola difficile, andavo a guardare sul vocabolario il loro significato. Poi una sera mi sono seduto e ho scritto una poesia”.
Tu sei già stato pubblicato da un giornale on – line veneto. Che cosa hai provato quando hai visto le tue poesie in rete?
“Si, il giornale si chiama “Mezzo Pieno”. Mi è piaciuto tantissimo! Infatti, mi piacerebbe pubblicare un giorno un libro di poesie. Ne ho scritte più di diciotto. Da grande, vorrei continuare a scrivere”.
Come fai a creare una poesia? Di cosa parlano i tuoi componimenti?
“Di solito mi viene in mente prima il titolo e su quello costruisco tutta la poesia. Le mie parlano di tutto: della mamma, del papà, di mio fratello, del mio cane, ma anche di tematiche diverse, come ad esempio “Agli occhi del nemico”, che parla della guerra, oppure “L’amico del castello” che parla dei politici italiani”.
Com’è successo che un sito web Veneto ti ha pubblicato?
“Io ho dedicato una poesia a mio nonno che purtroppo è morto. Questa poesia è stata sentita dai genitori di Francesco, un giornalista che lavora per questo giornale. Ho fotocopiato il mio quaderno e Francesco l’ha portato al suo giornale. Mi hanno pubblicato quattro poesie”.
Mamma Silvana è seduta vicino a noi. Ascolta il figlio con un sorriso e, allora, rivolgo una domanda anche a lei:
Se Gabriele volesse continuare per questa strada, lo appoggereste?
“Certo, è il nostro orgoglio. Noi continueremo sempre ad invogliarlo. In realtà, la prima persona che l’ha invogliato è stata la sua maestra di scuola elementare”.
E mamma Silvana non riesce a nascondere una scintilla di gioia e di orgoglio nel suo sguardo.
Chiedo, infine, il permesso di pubblicare qualche poesia, a scelta dell’autore, in calce all’articolo. Gabriele mi consegna “L’amico del castello”, sulla situazione politica italiana e “Agli occhi del nemico”, una poesia sulla guerra. Infine, mi dice: “Ho scritto anche una poesia brevissima, come Quasimodo. Si chiama: “Uomo”. Parla dell’uomo che non fa altro che distruggere la natura”. Io, allora, chiedo il permesso di pubblicare anche “Uomo” e Gabriele acconsente.
L’AMICO DEL CASTELLO
Alla cima del castello
C’è l’amico con mantello
Fermo al campanile
Col pensier del suo stile
Guarda il faro
Che illumina il suo orgoglio
Povera Italia mal governata
Da chi la testa ti ha mozzata.
Il nostro Paese da tutti ammirato
E dalla nostra gente danneggiato.
AGLI OCCHI DEL NEMICO
Tu come tu
Che pensi di lei?
Un pozzo vuoto
O pien di pensier di ghiaccio
Col cuore nero
E un raggio di sole
Che lo trafigge
Col pensier
Di non cadere a vuoto
Ed eccolo lì
Che corre verso te
Con gli stessi pensier tuoi
Con la voglia
D’arrivar a casa
Intero e felice
Ma con un dubbio
Ho ucciso mio fratello.
UOMO
E il riposo eterno del fiore
Per l’uomo tragico e crudele