Richiesta di risarcimento al Comune di Ragusa per il tramite del tribunale Amministrativo Regionale di Catania. Sembrerebbe la risposta ai recenti provvedimenti della magistratura, ma non lo è, dal momento che il ricorso al TAR è stato presentato nel mese di agosto e iscritto a ruolo solo il primo settembre.
Quindi una mossa che precede quella del Procuratore della Repubblica di Ragusa che, nei giorni scorsi, ha posto i sigilli alle strutture che il Resort aveva installato nell’area della Forestale di Randello, in particolare alla pedana, lunga 70 metri che conduceva alla spiaggia e al camion-bar abusivamente piazzato fra le dune.
Il sequestro preventivo, messo in atto nella mattinata di sabato 7 settembre, ha visto mettere sotto la lente di ingrandimento della magistratura più che le violazioni delle norme di legge, per le quali sussistono, comunque, gravi indizi di reato, i palesi privilegi che sono stati riservati al privato, nel contesto ‘’di una clamorosa strumentalizzazione dei pubblici poteri ed un loro asservimento alla realizzazione di privati interessi”, tradottisi in un canone annuo di soli 400 euro, ritenuto del tutto irrisorio.
Basti pensare alle diverse autorizzazioni che sono state rilasciate per l’ingresso in auto alla zona forestale a dipendenti del resort, pare anche ad alcuni clienti.
Tre persone hanno ricevuto avviso di garanzia, due in particolare, un dirigente regionale di un ufficio pubblico e un rappresentante legale del resort sono accusati di abuso d’ufficio in concorso per violazione delle norme di legge e di regolamento poste a tutela delle aree boschive di Randello e Grassullo (livello di tutela 3 del piano Paesistico di Ragusa). Nel mirino del magistrato la violazione delle norme di legge e di regolamento preposte alla buona amministrazione e gestione patrimoniale dei beni pubblici, oltre alla violazione del principio di uguaglianza dei cittadini (articolo 3 della Costituzione) che comporta il pari diritto di tutti alla fruizione dei beni pubblici.
Il reato sarebbe stato commesso “esprimendo pareri favorevoli per l’autorizzazione all’accesso attraverso automezzi (bus e automezzi privati) dei clienti e del personale della struttura ricettiva presso l’area in cui insiste il demanio di Randello.
Indagato anche un imprenditore comisano per violazione di una norma penale del testo unico dell’edilizia.
Il Comitato Randello Libera ha intanto pubblicato la seconda parte del dossier ‘’Depandance Randello, capolinea della legalità’’, dal titolo PROTERVIA E SUDDITANZA, in cui si cerca di provare a fare chiarezza sullo svolgersi degli eventi che hanno caratterizzato la vicenda, giudicata assai intricata , curiosa, inquietante ed emblematica .
Si parte da un numero di pratica, la SUAP 073 del dicembre 2013, avente per oggetto “Realizzazione di stabilimento balneare su demanio marittimo in contrada Randello riguardante la ditta Donnafugata Resort”.
La struttura ricettiva, in pratica, vuole dare vita ad un insediamento di tipo balneare che si dovrebbe estendere nell’area retrodunale della pineta di Randello, con diretta comunicazione alla spiaggia che dovrebbe essere, in parte, riservata agli ospiti del resort. Pratica che riceve pareri favorevoli di Forestale, Soprintedenza e Genio Civile, come pure del Demanio Marittimo
La pratica si ferma per le difficoltà di costruire i servizi (docce e gabinetti), per cui la ditta istante ripiega, si fa per modo di dire, sull’obiettivo della concessione demaniale marittima quinquennale
Intanto si richiede, e si ottiene, in un giorno, una concessione temporanea per un mese (dal 15 giugno al 15 luglio), riguardante la realizzazione di una pedana per cerimonie di premiazioni sportive di qualche gara, mentre viene concessa dal Demanio Forestale (28 maggio) l’area retrodunale che, in teoria, potrebbe consentire l’inizio dei lavori di realizzazione della struttura.
L’Amministrazione Comunale si dichiara favorevole alla realizzazione dell’opera, che potrebbe essere definita di “positiva compatibilità urbanistica” (20 maggio 2014), parere che apre la porta alla richiesta, presso l’ARTA Demanio Marittimo di Palermo, della concessione definitiva.
Il 2 giugno c’è già la pedana realizzata sulla spiaggia ed una comunicazione di inizio lavori al Comune di Ragusa definita dal funzionario “irrituale”.
Camion e gru entrano dalle dune, tutto è pronto per il montaggio dello chalet. I cittadini documentano i fatti. Troppo rumore , la reazione è veemente e le autorità devono intervenire.
Abuso, sospensione, ripristino dei luoghi. Sembra la fine di una vicenda spiacevole.
Su questo punto il resort inoltra ricorso al TAR, chiedendo l’annullamento dell’ordinanza di sospensione dei lavori di una pedana in legno sulla spiaggia di Randello. Contestualmente la società, con lo stesso ricorso, ha chiesto al Comune una somma pari ad un milione di euro quale risarcimento danni derivanti dall’attività del Comune che ha comportato la rimozione ed il ripristino dei luoghi.
Come rileva lo stesso Comitato per Randello Libera, l’ordinanza di sospensione e ripristino, a seguito del verbale dei vigili urbani, risulterà successivamente, ad una analisi attenta del documento, quanto meno controversa.
L’abuso non viene connesso al tentativo illegale di realizzare le strutture previste nella pratica 073/13 e oggetto della concessione demaniale quinquennale ancora da ottenere (come invece afferma il verbale dei vigili urbani), ma viene, incomprensibilmente, perseguito sulla concessione temporanea destinata a cessare il 15 luglio.
Il 15 giugno il Richiedente ottiene la concessione demaniale quinquennale per la realizzazione dello stabilimento balneare con la costruzione di uno chalet che ha casualmente posizionamento, forme e dimensioni uguali a quello che è al contempo ancora posto sotto sequestro, in attesa di essere rimosso , a Randello.
Ma tra i nulla osta di accompagnamento alla pratica, presso l’ARTA, non è presente la concessione edilizia comunale per realizzare le opere in progetto, nè il parere dell’ASP per i servizi igienici.
Il dirigente comunale ha informato d’ufficio il Demanio Marittimo che il richiedente ha perpetrato l’ abuso edilizio. Ma la concessione, che da il diritto di utilizzo del bene pubblico, almeno fino al 2019, viene rilasciata
Appare evidente che non si può realizzare lo chalet, però la concessione per cui lo si deve fare c’è.
Nel frattempo il richiedente inoltra a Palermo, al Demanio, richiesta temporanea per poter posizionare, al posto dello chalet (senza la cui realizzazione la concessione non ha vita e che non si potrà realizzare), dei lettini e delle sdraio, una deroga temporanea su una concessione già di per se inefficace.
Oggi, anche se siamo a fine stagione, Il luogo oggetto della concessione è sottoposto a sequestro, in attesa di rimozione del materiale, transennato e segnalato.
Una tipica storia siciliana, con una girandola di concessioni e di autorizzazioni che i comuni mortali non ottengono neanche nel giro di dieci anni, una tipica storia infarcita di uffici regionali, di solerti dirigenti e funzionari che fanno a gara per rilasciare concessioni ed esprimere pareri. Un quadro che nel tempo, è stato costruito ad arte per complicare le cose ma, in pratica, destinato a farle scorrere, ove si vuole e ove si puote.
Innegabile che c’è della perversione bella e buona, tipica delle norme italiane, se per una richiesta del genere, indipendentemente dalla sua ammissibilità, debbono essere coinvolti Forestale, Genio civile, Soprintendenza, Demanio Marittimo, Comune di Ragusa, senza che, peraltro, si arrivi alla definizione, positiva o negativa della questione.
Intanto la stagione volge, ormai al termine, domani è un altro giorno, fra 9 mesi è un’altra stagione.
Donnafugata: il più grande scandalo del sistema economico ibleo
Giornale ibleo intervista Alberto Ricca, direttore del Donnafugata resort. Il fallimento del Donnafugata resort ha sicuramente provocato un danno grave...