Maschi, età presunta vent’anni. Luogo del decesso: Mar Mediterraneo, annegamento. Nomi: sconosciuti. Nazionalità: sconosciuta. La targhetta sulla semplice bara di legno riporta soltanto una sigla amministrativa, oltre ad una rosa rossa: per gli uffici sono 17D e 18D, morti il 23 agosto del 2014 durante un naufragio.
Uno dei tanti naufragi. Sono talmente tanti i migranti i cui corpi giacciono nel mare che è quasi impossibile tenerne il conto. Il 23 agosto ne sono morti diciotto. Dieci di questi sono stati identificati, gli altri sono stati seppelliti come sconosciuti un po’ in tutti i cimiteri della provincia di Ragusa per volere della Prefettura.
Stamani, a Chiaramonte sono stati seppelliti nel cimitero comunale due migranti, dopo il funerale avvenuto ieri a Pozzallo con doppio rito religioso (cattolico e musulmano). Sono arrivati alle 9.30 circa. Gli operai, aiutati da alcuni migranti ospiti delle cooperative chiaramontane, hanno proceduto alla fase della sepoltura in uno dei quadranti di viale Maria SS. di Gulfi. Due spanne di terra hanno ricoperto quei corpi senza nome. In tutto erano presenti circa venti persone, quasi tutti migranti delle cooperative. Nessuno li conosceva, ma forse un senso di affratellamento, un destino che poteva essere anche il loro, li ha spinti a venire stamattina al cimitero.
Pochi, invece, gli italiani presenti: in tutto, circa sei persone tra cui il sindaco Vito Fornaro. Frate Giuseppe, subito dopo l’inumazione, ha chiesto ai presenti di raccogliersi in un minuto di preghiera. Un’ora dopo era tutto finito e ognuno è tornato alle proprie incombenze.
Troppo spesso le cosiddette “tragedie del mare” vengono declassate, come se quelle morti non sortissero lo stesso senso di “pietas” che invece sembra esserci per altre tragedie. Sono spersonalizzate, banalizzate, a volte neanche considerate. E l’ultimo schiaffo alla vita sembra proprio quell’essere sepolti senza un nome, stranieri in terra straniera, accompagnati solo da sconosciuti.
Eppure bontà e cattiveria, miseria e ricchezza, pregiudizio e tolleranza, vengono seppelliti nella stessa umile terra. Questi due sconosciuti avranno avuto la possibilità di realizzare un millesimo delle proprie aspirazioni? Avranno trovato nella loro breve vita un po’ di felicità? Avranno amato tanto da essere morti sazi del proprio tempo? Ma ciò che rende ancora meno umana una morte del genere è il fatto che nessuno dei propri cari, probabilmente, saprà mai che fine ha fatto il proprio figlio, il proprio marito o il proprio fratello.
Viene da pensare ai nostri connazionali morti durante la seconda guerra mondiale, chi in Russia, chi in Germania. Molti di loro risultano “dispersi”, ma forse sono stati seppelliti in una tomba anonima in un cimitero di provincia, anche loro sconosciuti in terra sconosciuta.
Non basta, questo, a farci sentire parte di un unico e ineluttabile destino?