Raccolti gravi indizi di colpevolezza a carico di ATSU LOGOSU Francis nato in Ghana nel 1986 e per questo è stato sottoposto a fermo di Polizia Giudiziaria. È responsabile di aver condotto il gommone naufragato a largo delle coste libiche dove, tra le onde, sono scomparsi 27 migranti. È ritenuto essere responsabile del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Inoltre dovrà rispondere del grave reato previsto dall’art. 586 codice penale, ovvero della morte come conseguenza di altro delitto, in questo caso il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il fermato si è reso responsabile con la sua condotta, non solo di aver procurato l’ingresso in Italia di 93 persone eludendo i controlli di frontiera, ma anche della morte di 27 persone. Tra i superstiti e le vittime, vi sono donne e minori provenienti dal Gambia, Mali, Somalia, Eritrea e Ghana. Il 29 ottobre alle ore 15,00 la nave CG “FIORILLO” CP904 della Guardia Costiera Italiana, dava soccorso ad un gommone in difficoltà. Sul luogo era già presente una nave battente bandiera libica dove, tuttavia, i naufraghi non erano voluti salire. E’ stato così effettuato il soccorso dei clandestini da parte della predetta nave “FIORILLO” con il successivo trasbordo dei migranti. Avendo appreso che erano cadute in mare numerose persone, la Guardia Costiera è rimasta in zona, a circa 20 miglia dalla costa libica, fino al mattino del successivo 30 ottobre, traendo in salvo altri 4 migranti, per cui si è desunto che erano decedute oltre 20 persone. Successivamente un altro naufrago è stato tratto in salvo dalla nave mercantile “BOURBON” che lo ha consegnato alla “FIORILLO”. Le persone soccorse, in totale, sono state 93. Con successivo ordine si è diretta per lo sbarco presso il porto di Pozzallo dove è arrivata alle ore 08,30 del 31 ottobre. Le operazioni di sbarco sono terminate alle ore 11,00 circa e tutti i migranti sono stati ospitati presso il C.P.S.A. di Pozzallo. Gli uomini della Squadra Mobile della Questura di Ragusa e del Servizio Centrale Operativo (Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato), con la partecipazione di un’aliquota dei Carabinieri ed una della Sez. Op. Nav. della Guardia di Finanza in tempi record, dopo appena 16 ore consecutive di lavoro hanno fatto luce su quanto accaduto in mare, identificando tra l’altro lo scafista del gommone. I testimoni prima e lo stesso scafista reo confesso dopo hanno raccontato di essere partiti in 120 e di essere sicuri di questo dato in quanto i libici li contavano uno ad uno quando salivano sul gommone. Sulle cause che hanno portato alla rottura della parte centrale del gommone ci sono due versioni, che non cambiano comunque i profili di responsabilità penale dello scafista. Alcuni migranti dicono che per il sovraccarico di migranti (120 su un gommone di 11 metri), improvvisamente è collassata la parte centrale del gommone facendo andare in acqua decine di passeggeri. Altri, raccontano che vi è stata una lite sul gommone per la spartizione di quel poco pane che era stato consegnato loro prima di partire e per questo, stante il numero spropositato di passeggeri, il gommone si è danneggiato al centro facendo cadere in acqua tutti i migranti. A prescindere dal litigio, è stato appurato che il numero così elevato di persone a bordo di un gommone è stata la causa del naufragio, pertanto lo scafista dovrà rispondere della morte come conseguenza di altro delitto, in base a quanto è stato raccolto dalla Polizia Giudiziaria.
Solo in 93 si sono salvati in quanto riusciti ad aggrapparsi alle parti di gommone integre o per essere in possesso di una camera d’aria in uso ai gommisti che hanno tenuto come salvagente, il resto dei migranti è scomparso in mare. I superstiti sono rimasti aggrappati al gommone fino a quando non sono stati soccorsi da un rimorchiatore libico ma si sono rifiutati di salire in attesa dei soccorsi di navi non originarie da quel paese dal quale erano partiti, questo perché temevano di dover tornare indietro. Le indagini hanno comunque permesso di identificare colui che si era accordato con i libici per condurre il gommone fino al punto di mare dove avrebbe richiesto i soccorsi per poi giungere in Italia. Stante quanto dichiarato dai testimoni, gli organizzatori hanno incassato quasi 60.000 dollari, 400 a migrante. In corso in queste ore le audizioni dei superstiti per apprendere le generalità dei migranti naufragati così da poter avvisare le famiglie tramite gli organi competenti. Tra i superstiti anche fratelli e cugini dei migranti scomparsi. Al termine dell’Attività di Polizia Giudiziaria coordinata dalla Procura della Repubblica di Ragusa gli investigatori hanno catturato lo scafista che dopo le formalità di rito e l’identificazione da parte della Polizia Scientifica è stato condotto presso il carcere di Ragusa a disposizione dell’Autorità Giudiziaria Iblea impegnata in prima linea sul fronte immigrazione. Nell’ultimo anno sono stati arrestati 159 scafisti dalla Polizia Giudiziaria.