In occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, giornata istituita dalle Nazioni Unite nel 1998 per ricordare tutte le vittime di violenza di sesso femminile, il circolo di conversazione di Chiaramonte Gulfi, presieduto da Luisa Fontanella, ha organizzato un incontro che si è svolto ieri pomeriggio nei locali di via Corallo. All’incontro hanno partecipato alcuni ospiti: la dottoressa Vinzy Siracusano della Questura di Ragusa, il dottor Biagio Amato dell’ASP 7 di Ragusa e diverse donne che hanno letto e interpretato alcune storie di cronaca tratte dal libro di Serena Dandini “Ferite a morte”.
La giornata internazionale contro la violenza sulle donne è stata istituita in onore delle quattro sorelle dominicane Mirabal, tre delle quali furono uccise nel 1960 per essersi opposte alla dittatura di Rafael Leonidas Trujillo. Nel 1998, la deliberazione ufficiale delle Nazioni Unite ha dedicato ufficialmente la giornata del 25 novembre a loro e a tutte le donne vittime di violenza fisica e psicologica.
Il libro “Ferite a morte” di Serena Dandini è una raccolta di monologhi che attingono materiale dalla cronaca nera e vuole dare voce a tutte le donne che hanno perso la vita per mano di un fidanzato, un marito, un ex compagno o un amante. Tutti i monologhi hanno una particolarità: raccontano di vere e proprie morti annunciate e parlano di un mondo femminile ancora troppo fragile, facilmente incline alla giustificazione di uomini violenti, forse per retaggio culturale o per scarsa coscienza di sé.
La serata si apre con la lettura di alcuni di questi monologhi, interpretati da donne che in qualche modo rappresentano la società civile: sono insegnanti, membri di associazioni ONLUS, attrici, fanno parte del mondo della scuola, della politica, delle arti e della cultura. Hanno letto i monologhi tratti dal libro della Dandini: Marisa Simonelli, Caterina Cellotti, Silvia Micieli, Antonella Occhipinti, Melania Firrito, Zaira Battaglia, Silvana Catania, Cristina Terlato, Angela Dipasquale e Marta Laterra.
Subito dopo la lettura di questi testi, è intervenuta la dottoressa Siracusano per spiegare il ruolo delle forze dell’ordine e la normativa in merito a questo triste fenomeno: “Purtroppo, le frasi lette sono a noi familiari. Il retaggio culturale è ancora molto forte. La donna vittima di violenza tende a giustificare sempre l’uomo. E’ difficile intervenire se non c’è una denuncia o un referto del pronto soccorso e spesso le donne non vogliono denunciare il padre dei loro figli. Purtroppo, assistiamo ancora a questo genere di dinamiche. Molto, però, è stato fatto: abbiamo oggi la possibilità di disporre l’allontanamento d’urgenza se esiste pericolo per la vita e abbiamo l’onere di informare le donne dell’esistenza dei centri anti-violenza”.La dottoressa Siracusano, inoltre, spiega: “E’ essenziale non solo la formazione, ma anche fare rete con le altre parti sociali, come le associazioni, i centri anti-violenza e gli ospedali. E soprattutto, bisogna imparare a non essere accondiscendenti nei confronti di un uomo perché molte donne sembrano essere grate di ricevere attenzioni da un uomo e si mettono nei suoi confronti in una posizione debitoria”.
Il dottor Biagio Aprile, invece, spiega al pubblico in cosa consiste il codice rosa: “Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, una donna su tre subisce violenza e il 50% di queste hanno poi ricadute pesanti, spesso sono alcoliste o fanno uso di sostanze stupefacenti o abusano di farmaci. Fino a qualche anno fa, questo fenomeno era completamente sommerso, nel senso che non si conoscevano dati ufficiali. Per questo, abbiamo pensato di elaborare un protocollo codice rosa, dedicato alla violenza di genere, anche nei confronti di minori”. Il dottor Aprile, spiega: “Quando una donna si reca in pronto soccorso, troverà un infermiere che le assegna il codice. Il codice rosa è secondo solo al codice rosso, cioè ai casi gravissimi. La donna con lesioni sospette viene portata in una stanza a parte e messa in condizioni di dichiarare la violenza subita. Da questo momento vengono attivate tutte le misure, compresa l’allerta ai centri anti-violenza, mentre il referto viene inviato all’Autorità Giudiziaria. In questo modo viene attivata la rete. Il personale sanitario è formato proprio per capire se si tratta o no di violenza di genere. Abbiamo formato, al momento, 150 operatori. Ragusa è la prima città del sud ad aver attivato il codice rosa”.
La serata è stata accompagnata dalla chitarra classica del maestro Simone Alessi. Inoltre, è stato istituito, con un gesto simbolico, un “Posto Occupato”. La presidente Fontanella, spiega: “Questo gesto è dedicato a tutte le donne vittime di violenza. Questo posto è riservato a tutte quelle donne che purtroppo non ci sono più”.