Ragusa con Catania, Siracusa e Messina. Una mega Camera di Commercio da 280.000 imprese. Sono i numeri della ventilata aggregazione camerale, nell’ambito del riordino dell’ente che, così come voluto dal Governo nazionale, potrebbe interessare anche quello di piazza Libertà. Una scelta quasi obbligata per Ragusa. In che senso? I numeri previsti dalla norma dicono che le nuove Camere di commercio dovranno potere contare su un bacino di almeno 80.000 imprese. Impossibile, dunque, che Ragusa possa fare tutto da solo (le imprese sono circa 40mila). Occorre associarsi con altri enti camerali. La scelta più naturale sarebbe quella di fare tandem con Siracusa. I numeri potrebbero essere raggiunti e la nuova Camera di Commercio sarebbe facilmente gestibile considerata la limitata territorialità interprovinciale (quella iblea e quella aretusea). Ma Siracusa, sulla scorta di accordi tra varie associazioni di categoria, è destinata a vincolarsi, in maniera ineluttabile, con la Camera di Commercio di Catania, costi quel che costi. Il quale ente, a sua volta, potrebbe aggregare la Camcom di Messina che, da sola, non avrebbe i numeri per potere pensare ad una gestione autonoma. Cosa significa tutto ciò? A Ragusa, dopo la Provincia regionale, scomparirà anche la Camera di commercio. E saranno ridotte al lumicino, se l’aggregazione sarà quella ventilata, le possibilità per i rappresentanti delle varie associazioni territoriali di categoria di sedere negli scranni del consiglio camerale. Insomma, una strada senza sbocco per la Camcom di Ragusa. E pensare che solo fino a qualche mese le contrapposizioni, tra associazioni di categoria, avevano raggiunto picchi a dir poco esorbitanti per decidere chi doveva fare il presidente. Molto rumore per nulla, potremmo dire scomodando Shakespeare, visto che, adesso, la Camera di commercio di Ragusa è destinata ad essere risucchiata da un’entità elefantiaca e, nei fatti, a scomparire.