Mentre tutti si stanno fasciando la testa, in alcuni casi prima di essersela rotta, sulla intricata vicenda del teatro La Concordia, resa ancora più pasticciata dall’inazione e del cambiamento di rotta di un’Amministrazione comunale che prima dice no e poi si assesta sul “nì” (a quando il cambiamento in sì?), c’è chi ha lavorato in sordina per assicurare al centro storico superiore, area vituperata, vittima della mancanza di lungimiranza che, per tempo, invece, aveva investito Ibla, un altro contenitore culturale. Con un’operazione che potrebbe rivelarsi vincente (“ai posteri l’ardua sentenza” per dirla con una frase ad effetto di manzoniana memoria), questo gruppo, capeggiato da quel Maurizio Nicastro un tempo uomo immagine dell’universo dipasqualiano, oggi nei panni di impresario teatrale, invero attività che ha coltivato da sempre con grande passione, ha scommesso di avviare un recupero che ai più sarebbe potuto sembrare un ostacolo insormontabile e che invece, a distanza di qualche mese, è al di là da venire. La capacità di un commissario straordinario, quello che gestiva l’Opera Pia dell’ex convento della Badia, in corso Italia, di vedere oltre, ha permesso all’associazione culturale di Nicastro, piuttosto che lasciare tutto nell’incuria, di predisporre un maquillage che permetterà di utilizzare il piccolo teatro (120-130 posti, non male per un sito strutturato all’interno dei palazzi barocchi) come testa di ponte per una serie di attività culturali che si intendono sviluppare da qui ai prossimi mesi con sempre maggiore frequenza. Non sarà certo l’analogo tenore del recupero previsto per “La Concordia”. Ma potrebbe comunque diventare il tassello per un puzzle più completo e articolato da sviluppare. Un puzzle che intende restituire nuova dignità alla dimensione del centro storico superiore. Che non siano solo pub e ristoranti (che pure ci vogliono) ma anche qualcosa d’altro.