“A perenne ricordo dei concittadini e delle maestranze che ricostruirono la città lasciando ai posteri testimonianze di assoluta magnificenza”. E’ questa la frase riportata nella targa installata nel sagrato della Chiesa di Santa Maria delle Scale, ieri mattina, in occasione della cerimonia di commemorazione del 322° anniversario del sisma dell’11 gennaio 1693, che distrusse oltre 60 città del Val di Noto e provocò oltre 5.000 morti nella città di Ragusa, su una popolazione di quasi 10.000 abitanti. Una cerimonia che ha visto la partecipazione delle massime autorità civili e religiose cittadine e la presenza della Banda di San Giorgio. “Il ricordo di un evento terribile – ha dichiarato il sindaco Federico Piccitto – che segnò una svolta epocale per la nostra città e per il nostro territorio, non è solo doveroso, ma soprattutto utile. Una memoria che va assolutamente difesa e diffusa tra i più giovani, ed in particolare nelle scuole, perchè rappresenta la testimonianza più efficace della grande forza iblea di risorgere contro ogni avversità.” La cerimonia è stata aperta dalla ricostruzione storica dei danni provocati dal terribile evento sismico, che registrò, secondo le cronache, scosse d’intensità pari o superiori all’11° grado della Scala Mercalli. Subito dopo il regista ed autore Gianni Battaglia ha offerto una rilettura di alcuni “frammenti” originali delle cronache dell’epoca, con il racconto degli effetti dell’evento sismico sulla popolazione nei giorni successivi al terremoto.
Ha chiuso la cerimonia il vescovo Paolo Urso, con un momento di preghiera in cui ha impartito la benedizione alla città ed ai suoi abitanti.
I rappresentanti dell’associazione Youpolis, Simone Digrandi, ed Ideology, Giovanni Criscione, che hanno organizzato la giornata con il coinvolgimento di altre realtà associative, hanno illustrato, nei rispettivi interventi, i motivi principali della commemorazione, “che non può rimanere – ha spiegato Criscione – un caso isolato, ma deve essere utilizzato come esempio ed insegnamento per tutti”. Sulla stessa linea anche l’intervento di Digrandi: “Abbiamo intitolato questa giornata “la memoria e l’orgoglio”. Un modello che noi giovani, in quanto membri di questa comunità, dobbiamo fare nostro, non arrestandoci di fronte alle difficoltà, ma amando i nostri luoghi e contribuendo, insieme, alla crescita della nostra città”.