Siamo allo strappo completo. Alla guerra tra categorie. Allo smantellamento sociale. L’azione di contrasto alle iniquità contemplate dalle normative vigenti, le stesse che hanno permesso a chi ne abbia fatto richiesto di entrare, lecitamente, in possesso di beni immobili (case, capannoni, etc.) che erano stati ipotecati e quindi successivamente perduti da chi non aveva titolo per rientrare dal debito, stanno determinando un muro contro muro tra professionisti, da un lato, e le vittime di questo sistema, dall’altro, a cui forniscono un sostegno sempre più convinto i componenti del movimento dei Forconi.
Martedì mattina, in via Mongibello, a Ragusa, è annunciato un altro sit in (il primo si era tenuto nei mesi scorsi dinanzi allo studio di un altro commercialista in via Carducci) per impedire che si possa dare corso alla procedura di apertura delle buste in occasione dello svolgimento di un’asta giudiziaria. Ciò perché i titolari dello studio, che svolgono anche la funzione di custodi e delegati del giudice del Tribunale nelle esecuzioni immobiliari, hanno ricevuto incarico dal Tribunale di Ragusa di procedere alla vendita all’asta di un immobile relativo ad un debitore insolvente. In questo caso, il professionista delegato alla vendita non è altro che l’esecutore di un’azione giudiziaria condotta dalla magistratura. Per solidarizzare con i titolari dello studio, è intervenuto anche il presidente dell’Associazione nazionale commercialisti, Marco Cuchel, che da Roma sta seguendo la vicenda per il tramite dei consiglieri nazionali sul territorio siciliano, Salvatore Geraci e Rosa Anna Paolino.
Cuchel esprime “forte preoccupazione per un’azione che ha tutte le caratteristiche di una intimidazione nei confronti di professionisti che svolgono funzioni per conto dello Stato. Tornano alla memoria, purtroppo, casi di colleghi fatti oggetto di intimidazioni o vittime di azioni delittuose, nell’espletamento di incarichi conferiti dai locali Tribunali. Non è tollerabile che – continua – soprattutto in territori connotati da grande disagio sociale, l’opinione pubblica sia aizzata contro inermi professionisti, responsabili solamente di servire lo Stato”. Cuchel auspica che martedì mattino sia garantito l’ordine pubblico necessario ad un sereno svolgimento delle procedure previste dalla Legge. Fin qui, dunque, il presidente dell’Anc. Per una vicenda che rischia di assumere contorni drammatici. Perché i Forconi, come in altre situazioni, sembrano intenzionati ad andare fino in fondi ed evitare che le suddette procedure possano essere espletate.
Sembra la storia dei capponi di Renzo. Entrambi stanno andando a fare una brutta fine, però intanto si beccano. E chi li sta conducendo verso l’abisso, è sereno e tranquillo. Sicuro che niente lo potrà scalfire. Qualcosa, e da tempo, non funziona più. Servono atti coraggiosi. Servono nuove norme. Serve un processo generale di affrancamento da procedure che, con troppa disinvoltura, fanno andare in fumo i sacrifici di una vita. Siamo sicuri che questa sia l’unica strada possibile?