Cocò a Chiaramonte lo conoscono tutti, non ha nemmeno bisogno di presentazioni. Tutti sanno chi è eppure, fra qualche giorno questo nomignolo, nato da una semplice storpiatura infantile, diventerà ufficialmente il nome di un ristorante. Nomen omen, direbbero i latini: nel caso di Marco Iannizzotto, 30 anni, più che un presagio potrebbe essere un destino. Marco Iannizzotto detto Cocò, è un giovane imprenditore che, fino a questo momento, ha lavorato come cameriere e oggi, molto coraggiosamente, ha deciso di diventare imprenditore di se stesso, grazie al supporto degli amici e della famiglia. “Cocò”, perché sarà questo il nome del locale, è ancora in fase di sistemazione. L’inaugurazione avverrà fra qualche giorno. Abbiamo approfittato dell’occasione per porgere qualche domanda a Cocò che, grazie ad un’idea originale, vuole portare una ventata di novità a Chiaramonte e perché no? Anche in Provincia.
Perché hai deciso di dare al tuo locale questo nome?
“A Chiaramonte e non solo mi conoscono tutti come Cocò”.
E’ vero, tutti ti conoscono con questo nomignolo. Ma ci vuoi spiegare com’è nato?
“Quand’ero bambino non riuscivo a dire bene il mio nome, Marco Iannizzotto, e lo storpiavo in Cocò-Totto. Tutto è nato così, ma mio fratello ci ha messo lo zampino perché ha cominciato a chiamarmi Cocò con tutti i suoi amici e in giro per strada quando uscivo con lui. In realtà Cocò non è un nomignolo, ma proprio il nome storpiato da me stesso e la cosa buffa è che tutti mi chiamano Cocò anche fuori da Chiaramonte. Allora ho pensato: quale nome più azzeccato per far conoscere il mio locale? Tutti sapranno che è il mio solo leggendo l’insegna. Sono Marco Iannizzotto solo nei documenti ufficiali”.
Hai avuto un bel coraggio a metterti in gioco in tempi di crisi. Cosa ti ha spinto a farlo?
“Ho sempre lavorato nell’ambito della ristorazione come cameriere e credo che mettersi in gioco con professionalità e serietà alla fine paghi. Io penso che nella ristorazione la crisi si senta meno, perché per la pancia non si bada a spese. E visto che fino ad oggi ho sempre lavorato per gli altri, ho pensato: perché a 30 non posso lavorare per me stesso? E così l’ho fatto”.
Allora, per te, è stato facile?
“All’inizio mi sembrava più facile ma devo essere sincero: ci vuole tantissimo impegno dietro tutti questi preparativi, molto più di quanto pensassi”.
Gestirai il tuo Cocò da solo?
“Il locale è mio, non ho soci, ma avrò due collaboratori essenziali: Andrea Rizza sarà il cuoco, mentre Giovanni La Porta si occuperà dei panini”
Visto che siamo in argomento, ci spieghi esattamente in che cosa consiste la tua proposta?
“Si basa su un’idea innovativa che a Chiaramonte e in zona non c’è. Cocò sarà una legumeria, una panineria, una pizzeria e molto altro ancora ma non voglio anticipare nulla. Sto puntando moltissimo sui prodotti a chilometro zero, i miei fornitori sono di Chiaramonte o della zona. Le verdure, inoltre, saranno biologiche. Lo scopo è quello di puntare sulla qualità che, secondo me, è il vero trampolino di lancio. Inoltre, punterò sulla simpatia e la professionalità: gli anni passati a lavorare come cameriere mi hanno fatto crescere in questo senso. Io sarò sempre ai tavoli perché il cliente, oltre ad essere quello del locale, sarà anche il mio cliente. Andre Rizza sarà il mio cuoco: si occuperà anche della pizzeria e abbiamo in serbo tantissime proposte nuove, oltre alle pizze classiche, ad esempio pizze con creme speciali realizzate con i legumi e molto altro ancora. Il panino, invece, sarà gestito da Giovanni La Porta e non ci sarà solo quello piastrato: proporremo anche il panino in stile americano”.
E per quanto riguarda l’arredamento? Che stile stai adottando?
“Siamo partiti dall’idea di costituire un Irish pub. Ma con l’aiuto dei miei fratelli, delle mie cognate, della mia ragazza Marta e degli amici, siamo riusciti a puntare sull’arredamento da riciclo”.
Cioè? Spiegati meglio
“Ad esempio le cassette della frutta si sono trasformate in parete attrezzata e servono per l’esposizione delle bottiglie. Il bancone è stato realizzato con tavole da carpentiere e i tavoli con pedane Epal: tutti materiali da riciclo”.
C’è qualcuno che vorresti ringrazia in particolare?
“Questo è il mio sogno che si sta realizzando. Ma non sarebbe stato possibile senza mamma, papà, fratelli, familiari, la mia ragazza Marta e i miei amici che mi sono stati sempre accanto. Ma soprattutto, vorrei ringraziare mamma e papà: hanno creduto in me e il loro contributo è stato fondamentale”.