Ci siamo. Sabato 21 febbraio scatta l’ora X. La riunione del consiglio camerale è stata convocata per decretare l’accorpamento tra la Camera di commercio di Ragusa con quella di Catania e Siracusa, in attesa che anche Messina sciolga le proprie riserve e stabilisca se fare parte della comitiva o meno. Un avvenimento epocale che determinerà una nuova dimensione dell’ente camerale. Ma che è destinato a creare centinaia di problemi. Alcuni di facile risoluzione.
A cominciare da quello del nome. Quale dare a un ente che raggrupperà decine di migliaia di imprese dallo Stretto sino ad arrivare alla zona più a sud dell’isola? Si era vociferato di tirare in ballo lo Jonio. Ma con l’area iblea centra poco visto che da queste parti si lambisce anche il canale di Sicilia. E allora? Si vedrà. Questo, però, come detto, è il minore dei mali. Il più grave sarebbe quello di doversi accollare i debiti delle altre Camere di commercio.
Ragusa, che tutto sommato ha un bilancio poco meno che sano, con un disavanzo che per quanto riguarda il 2015 dovrebbe assestarsi su un importo pari a due milioni di euro, potrebbe fare affidamento alle proprie risorse interne per cercare il pareggio. Cosa che, però, non potrà succedere se il debito delle quattro Camere di Commercio diventerà unico e quindi se i disavanzi a nove zero, e forse più, di un ente dovranno essere coperti da quelli di un’altra realtà che non se la passa poi tanto male. Scelta azzeccata questa dell’accorpamento o che potrà generare una serie di grane? Sarà il futuro a dirlo. Una cosa è certa. E cioè che la strada è tutta in salita.
Non appena l’accorpamento diventerà effettivo, si scioglierà il Consiglio camerale di Ragusa, così come quello delle altre Camcom che aderiranno all’operazione, e si darà il via alle complesse procedure per la nomina del nuovo organismo che stavolta comprenderà un’area territoriale molto più vasta. Questo significa che, in prospettiva, la possibilità di incidere, da parte del territorio ibleo, nelle scelte delle politiche economiche del comprensorio, per quanto riguarda il futuro, sarà molto limitata. E bisognerà valutare con attenzione anche quale destino sarà riservato ai dipendenti. Insomma, la rivoluzione è cominciata. Ma come tutte le rivoluzioni, non si sa poi bene dove andrà a parare.