Non può essere. Non è ammissibile. Non nel 2015. E non nella civilissima, almeno a parole, Ragusa. Una donna non può rovistare tra i rifiuti. Alla ricerca degli avanzi di una famiglia che non sia la sua. Magari dei quartieri alti. E tutto per riempire il cestello della spesa, malridotto. Di quelli che nessuno presenterebbe mai tra le casse di un supermercato.
E così nella città più perbenista a sud del parallelo di Tunisi, tocca raccontare anche di una 58enne che, chissà come, si è ritrovata a tirare a campare in questo modo indecoroso.
“Ma quando non c’è lavoro, quando non si riescono a recuperare i soldi anche per un pasto al giorno, come devo fare?”. L’interrogativo, pesante come un macigno, arriva da Giovanna (il nome ovviamente è di fantasia), che, dopo averle provate tutte (“Ma non ho fatto la prostituta” si affretta a precisare), dilaniata dalle avversità della vita, non ha trovato nient’altro se non cercare di garantirsi un minimo di sostentamento in una maniera che farebbe impallidire ogni benpensante ragusano, di quelli che, però, quando c’è qualcuno che chiede aiuto, di mettere la mano in tasca e tirare fuori dieci euro neppure se lo sogna.
“Nell’ultimo anno – racconta Giovanna – la situazione è precipitata. Ero già rimasta senza lavoro da cinque, la mia azienda ha chiuso. Con i risparmi, pochi per la verità, che avevo, ho provato a tirare avanti. Nel frattempo ho tentato di tutto, ho cercato di compiere qualche lavoretto, dalle pulizie alla raccolta dei pomodori, non mi sono tirata mai indietro. Ma si è trattato di situazioni occasionali, di prestazioni temporanee. Che mi hanno permesso di sopravvivere. Alla Caritas sono andata e mi hanno garantito la possibilità di avere pagata qualche bolletta della luce oltre a qualche sacco della spesa. Ma anche lì c’è tanta altra gente che ha bisogno. E continuare sempre a chiedere non è per nulla dignitoso”.
E quindi? Come si arriva al cassonetto della spazzatura?
“Un po’ per caso – aggiunge – un po’ per necessità, un po’ perché parli con altre persone che, essendo nella tua stessa condizione, ti raccontano di averlo già fatto. Oltre a confidarti alcune dritte. Se, ad esempio, ti posizioni in quello installato accanto ad un supermercato, può accadere, ma non sempre, che arrivino prodotti scaduti da qualche giorno, ma ancora buoni da consumare, prodotti che possono arricchire la tua tavola. Ma mi sono anche procurata delle scarpe e, in una occasione, una giacca da camera. Ma, soprattutto, tra i rifiuti è il cibo quello di cui vado a caccia”.
Che festa della donna sarà per Giovanna?
“Non credo sia necessario celebrarla – continua – ritengo di non avere perso la mia dignità di persona prima di ogni cosa, e di donna in un secondo momento. Se pesco tra i rifiuti, vuol dire che ci sono stata costretta. Spero tanto che la situazione possa cambiare. E’ ovvio, però, che non è questa la festa della donna che mi sarei aspettata di celebrare quest’anno”.