La notizia la conoscono tutti. Il Tar ha accolto il ricorso del Comune di Niscemi e ha emesso un’ordinanza in cui sospende i lavori di attivazione dell’impianto satellitare americano installato nella sughereta (zona, tra l’altro, sottoposta a vincoli paesaggistici di una certa importanza). Dopo un mese, però, gli statunitensi si sono ben guardati dal rispettare le prescrizioni imposte dal Tribunale amministrativo di Palermo e hanno continuato tranquillamente la propria attività, avviando, addirittura, dei test di funzionamento come testimoniato dall’accensione di alcune luci operative alla base delle parabole. Proprio perché la sentenza del giudice non è stata rispettata, la mobilitazione del popolo “No Muos” è totale.
E così, ancora una volta, è stato invocato l’intervento del bassotto di Striscia La Notizia ma anche la presenza costante dei reporter delle testate giornalistiche di tutta Italia a mettere in rilievo come, in Italia, il rispetto della legge, soprattutto da parte degli stranieri, sia un aspetto assolutamente opinabile. Come se l’Italia non avesse un territorio sovrano. E come se gli Usa agissero in una zona franca, al di fuori dalle regole.
Proprio per garantire il pieno ossequio ai dettami della sentenza del Tar, in attesa che si faccia ulteriore chiarezza sugli effettivi pericoli per la salute umana che le onde elettromagnetiche del Muos causerebbero sulla popolazione residente a Niscemi ma anche su quella della parte restante della Sicilia sud-orientale (e la provincia di Ragusa si trova assolutamente in questo raggio d’azione), il presidente del Consiglio comunale di Comiso, Gigi Bellassai, ha rivolto un appello al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Comiso è una città che ha scontato sulla propria pelle l’arrivo dei missili americani Cruise, dando vita ad una stagione di sensibilizzazione, negli anni Ottanta, tra le più esaltanti dell’area iblea, con marce pacifiste che hanno fatto la storia della cultura casmenea, in particolare, e ragusana, in generale.
Ora Bellassai, figlio di quel particolare periodo, ha deciso che è arrivato il momento di rivolgersi al capo dello Stato affinché si possa definire, nella maniera più adeguata, questa vicenda. “Non è possibile – dice Bellassai – che le sentenze del Tar non siano rispettate da chi opera sul nostro territorio. Qual è la sensibilità rispetto alla necessità di verificare se effettivamente queste onde generano problemi alla salute della nostra popolazione? Chiediamo al presidente della Repubblica, da siciliani a siciliano, di fare in modo che, anche in qualità di presidente del Consiglio superiore della magistratura, le sentenze dei giudici italiani siano rispettate anche da chi italiano non è ma si trova ad agire nel nostro Paese. Siamo fiduciosi sul fatto che questa vicenda possa risolversi nella direzione da tutti auspicata”.
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