E’ il 29 aprile 1973, Domenica in Albis, e Chiaramonte si prepara ad accogliere la sua Patrona. Come ogni anno alle 10.00 il popolo dei fedeli è innanzi il Santuario, pronto per accompagnare il Simulacro di Maria SS. di Gulfi sino in città. Il fragore dei fuochi e la tradizionale marcia intonata dalla banda danno il via alla processione con il solito piglio: “Bisogna far presto come dice la tradizione” dicono le mamme ai bambini che si avventurano nell’impresa.
Il primo tratto della “salita” si svolge di corsa così, in pochi minuti, il simulacro della Madonna viene condotto dal piazzale innanzi il Santuario al tratto di strada nei pressi dell’incrocio della “casetta” cantoniera.
In una frazione di secondo accade quello che nessuno avrebbe mai immaginato: il fercolo s’inclina.
Una macchina, pare una 500 rossa, incautamente parcheggiata sul ciglio sinistro della strada, intralcia il cammino dei portatori.
Dalla punta sinistra del “baiardo” il primo portatore scorge l’auto e riesce a evitarla puntando il piede sul paraurti .Manovra questa pressoché impossibile per i portatori sistemati piu’ a centro, tant’è che alcuni inevitabilmente cadono. Tra questi alcuni restano feriti.
Chi si trova invece proprio dietro di loro, riesce ad evitare la caduta e a sostenere il fercolo con le braccia fino ad inginocchiarsi: tutto ciò, però, non può evitare l’inclinarsi della statua fino a toccare il suolo.
Dall’altro lato i portatori vedono il “ baiardo” sollevarsi sulle loro teste senza capirne effettivamente il motivo e istintivamente cercano di afferrarlo per riportarselo sulle spalle, mentre chi si trova dal lato opposto con un colpo di reni cerca di alzarlo e fare la stessa cosa.
Nel momento in cui tutti alzano gli occhi verso la Vergine, chiedendosi cosa fosse realmente accaduto, si accorgono del triste evento: il Bambin Gesù è rimasto decapitato.
Possiamo solo immaginare lo sgomento, il dolore, l’incredulità provati in quel momento da chi era presente. Molti scoppiano in lacrime, tanti percepiscono l’accaduto solo in un momento successivo.
Si trovano vicino al fercolo proprio nel momento dell’incidente , un appuntato dei carabinieri e un vigile; quest’ultimo rischia di essere travolto nella caduta e viene prontamente aiutato dal collega a rialzarsi non riportando alla fine nessun danno.
Probabilmente sono proprio loro due a ritrovarsi tra le mani la testa “ro Bamminieddu” .
Ma la banda non si ferma e intona la tradizionale marcia; come non si fermano i portatori e i fedeli che al grido di “Viva Maria” continuano la corsa.
La testa del Bambino Gesù viene portata in processione da Padre Salvatore Curatolo che giunto in città la consegna al Parroco di allora, Vito Pollicita, in via Gulfi, nel luogo dove di solito le autorità attendo l’arrivo della Madonna.
Ma a Chiaramonte la notizia è giunta già da tempo, il panico si è già diffuso particolarmente in chi ha tra i portatori parenti ed amici , la paura fomentata dalla notizia delle presenza di un’ambulanza.
Una coincidenza e nulla piu’ : si trovava sul percorso della processione solo per caso.
Il passaggio tra le vie del paese della statua di Maria SS di Gulfi così mutilata, lascia nei chiaramontani, che l’attendono sin dal mattino, un peso gravoso sul cuore.
“A bedda Matri” , la Mamma tanto attesa, la Mamma che porta in grembo il piccolo Gesù, torna ad essere “addolorata” , torna ad essere madre che stringe a se’ un Figlio ferito.
La Madonna viene subito fermata in Chiesa Madre senza effettuale il rituale plurimo ingresso nella basilica come nessuna tradizionale processione nel primo pomeriggio : c’è solo posto per il silenzio, per la tristezza.
La testa del Bambino portata in sagrestia viene riposta all’interno dell’urna che di solito custodisce la reliquia del “braccio “ di san Vito. Malgrado tutto, il novenario si svolge regolarmente nella forma ma non nel cuore dei Chiaramontani.
Urge porre rimedio al danno causato dalla caduta e per questo vengono presi contatti con il dott.Vittorio Federici, Direttore delle ricerche scientifiche dei Musei Vaticani, che conferma la sua disponibilità ad intervenire sulla statua della Vergine dopo un’attenta fase di studio preliminare.
Per far fronte alle spese del restauro, che si sarebbe effettuato in sede al Santuario di Gulfi, vennero raccolti in offerte ben cinque milioni delle vecchie lire.
Si attese, dunque, la fine del novenario e il giorno destinato alla tradizionale “discesa”.
Ma… a causa delle cattive condizioni metereologiche il simulacro non potè essere trasportato al Santuario se non dopo 22giorni. Questo rinvio diede la possibilità anche al portatore che era rimasto ferito piu’ gravemente di essere presente alla processione.
Il 24 giugno del 1973, l’equipe coordinata dal Prof. Federici ,conclude il restauro iniziato otto giorni prima, restituendo l’originario incanto al Simulacro di Maria SS. di Gulfi.
Il 18 aprile 1982, a memoria del giorno infausto viene eretta, poco piu’ avanti dal luogo dell’incidente, una piccola cappella votiva.
Tra i ricordi ormai lontani, a volte sfocati, di chi era presente troviamo le lacrime di allora che affiorano ancor oggi, i “Ciamammula tutti Viva Maria” che diventano boato e urlo di dolore, l’incredulità nel domandarsi cosa era accaduto e come si fosse risolto, la voglia e la forza di continuare a correre, la paura di chi la notizia la ricevette in paese ma soprattutto, la sensazione che la mano di Maria si fosse allungata sui figli ad evitare un dramma ancor più grande.
Ogni anno nei pressi del punto della caduta la corsa dei portatori rallenta, in memoria di quei momenti e di quello sguardo che Maria volse, ancora una volta, sul suo devoto popolo chiaramontano.