Ci risiamo. Scattano i giorni della legge su Ibla. Come ogni anno, in questo periodo, quando si riparla di Finanziaria regionale, è automatico tornare a fare riferimento alla 61/81, quella norma speciale che consente di destinare delle ingenti risorse economiche per la riqualificazione dei centri storici di Ragusa, soprattutto Ibla. Lo scorso anno, dopo un tira e molle durato settimane, si arrivò alla determinazione di quattro milioni e mezzo di euro. Quest’anno, con i chiari di luna che si preannunciano a Palermo, anche se Crocetta ha evidenziato che, nonostante i sette miliardi di debiti, con un aiutino da Roma si potrebbe chiudere il bilancio del 2015, è molto probabile che tutte le risorse economiche previste per la 61/81 siano destinate a saltare.
A palazzo dell’Aquila sono pronti ad affrontare tale evenienza anche se il sindaco di Ragusa, Federico Piccitto, in questi giorni, assieme agli altri primi cittadini del territorio ibleo, sta protestando per sensibilizzare Stato e Regione sulla questione dei tagli diventati ormai insostenibili. Dal Comune di Ragusa, però, si specifica che nessuna interlocuzione, al momento, è stata avviata con Palermo. E che non esiste alcuna notizia in merito. Ci penseranno i deputati regionali dell’area iblea, soprattutto il parlamentare ragusano, a difendere la legge su Ibla? Vedremo. Intanto la situazione è in continuo divenire, assolutamente fluida.
Ma bisogna partire da un dato di fatto. E cioè che le difficoltà di carattere economico, a Palermo, sono più serie di quello che si lascia intravedere. Se si riuscirà a portare a casa un risultato anche in queste condizioni, sarà davvero un traguardo storico. Ma in seno alla Giunta guidata da Piccitto sono davvero in pochi a sperarci. Improbabile che si possa destinare un solo euro alla legge speciale che, dalla sua fondazione, da quando, cioè, fu attuata in maniera lungimirante dagli onorevoli Chessari e Diquattro, è stata sempre finanziata. Stavolta, però, tutto potrebbe saltare. Come giustificare con i cittadini un simile e, forse definitivo, passo indietro? Ai posteri, come si dice in questi casi, l’ardua sentenza.