Sarà una festa speciale. Quanto dolore c’è nell’aria? Tanto. Quanta ansia c’è in noi per l’incertezza del nostro futuro? Sono scivolate via tante lacrime e le ombre sembrano offuscare il sole. Ma l’attesa è finita: oggi è sabato, il giorno che consideriamo dei portatori.
Scende il silenzio nel corpo ed anche nell’anima. Si sente la consapevolezza che si è attori di qualcosa di più grande del singolo uomo. Non si porta la Madonna per sé stessi ma si porta per tutti quelli che ci circondano. Tutti allungano una mano, lasciano scorrere le loro lacrime: sono lì sotto insieme a loro, insieme a noi. Sono tutti portatori.
Molti mi hanno chiesto perché la portiamo a spalla. Penso che molte cose nella vita cambiano, evolvono, migliorano. Le cose che non cambiano sono i valori. Valore, dal latino valeo, significa star bene. Noi uomini non cambiamo, ma ricerchiamo le cose che ci fanno stare bene, i nostri valori. La tradizione di Maria Santissima di Gulfi va aldilà della nostra fede e della nostra religione, è un valore e non solo: c’è di più.
L’amore per una donna, anche l’amore per la mamma vive di una componente affettiva e di una componente fisica. Hai bisogno di stringere tua madre, hai bisogno di toccarla e vuoi stare attaccato al seno materno. Un bambino che piange e soffre ricerca con la sua mano il seno materno che e stato la fonte della sua vita e della sua sopravvivenza. Allo stesso modo noi abbracciamo il Baiardo e ci stringiamo allo stesso. Utilizziamo il dolore come elemento di contatto fisico con l’oggetto del nostro amore, la nostra Madonna di Gulfi. Ciò spiega perché non vogliamo cessare di caricarla, di portarla sopra le nostre spalle.
Vorremmo prolungare questo momento fino all’esaurimento delle nostre risorse fisiche. Come un bimbo che litiga con il fratello alla ricerca del seno materno, noi ci esaltiamo, teniamo al nostro posto, al nostro ruolo: bassi con bassi, alti con alti, sudore conto sudore, guancia contro guancia: siamo figli della stessa madre, siamo della stessa famiglia.
Preghiamo? Si, anche. Siamo insieme agli altri, ma siamo anche soli, con i nostri ricordi, con i nostri pensieri, con le sofferenze della vita che ci rimbalzano nella mente che vorremmo come per incanto poter cancellare. Chiediamo dunque alla nostra Madonna di essere migliori come uomini, di poter superare le avversità con la forza che solo Lei sa darci, di poter meritare questo “contatto”.
L’attesa è finita. Rinnoviamo nella fede la nostra tradizione, venite tutti a caricare con noi, venite tutti per unirvi a noi nel grido di “W Maria”. E se non potete, puntate la sveglia ed alle 10 di domani mattina chiudete gli occhi, alzate la mano destra ed urlatelo nella vostra testa: W Maria.