L’entusiasmo iniziale non c’è più. E’ finita anche quella dose di fiducia che, per calarsi nell’alveo dell’antipolitica, l’elettorato aveva abbondantemente concesso, nonostante l’inesperienza. Che, però, ha continuato a farsi sentire. Sino a diventare un ostacolo insormontabile. Come dire che lo scotto del noviziato lo si paga adesso. A distanza di un paio d’anni. E così il sindaco di Ragusa, Federico Piccitto, fa registrare un crollo dell´indice di gradimento.
Perde addirittura il 14,4 per cento dei consensi dei suoi elettori se raffrontato alle percentuali ottenute nel giugno del 2013 quando era stato eletto sindaco con una percentuale pari al 69,4. Oggi l’apprezzamento arriva a toccare quota 55 per cento. Quindi un segno negativo consistente. Questi risultati arrivano dalla Governance Poll elaborata da Ipr Marketing insieme con “Il Sole 24 Ore” che ogni anno svolge una indagine su un campione significativo di elettori. Piccitto, magra consolazione, è in ottima compagnia visto che in Sicilia sono in molti a segnare il segno meno di gradimento.
In testa si trova il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando con un -17,4, quindi il primo cittadino di Ragusa, seguito da Paolo Garofalo di Enna con -11,5, quindi Trapani Vito Damiano con -9,6. Giancarlo Garozzo di Siracusa si attesta su un -1,8 e Renato Accorinti di Messina perde pochissimo gradimento attestandosi a -0,7. Il più gradito è Enzo Bianco a Catania che vede crescere il consenso dei suoi cittadini. Eletto con il 50,6 dei voti oggi è al 54,5 di gradimento con una escursione in positivo del 3,9. Federico Piccitto condivide il calo dei consensi insieme con altri tre sindaci rappresentativi del M5S che incassano sia a Livorno sia a Parma batoste pesanti a conferma che la”rivoluzione” pentastellata è rimasta, almeno finora, un miraggio. Il sindaco di Ragusa, come molti altri suoi colleghi, paga gli effetti della spending review, l’imposizione di tasse e tributi locali, per via dei tagli da parte di Stato e Regione.