Il progetto “Off-shore Ibleo” può andare avanti. Lo ha deciso il Tar del Lazio dopo avere esaminato le motivazioni addotte da Legambiente e dai comuni di Ragusa, S. Croce, Vittoria, Scicli, Palma di Montechiaro e Licata, da LegaCoop Pesca Sicilia e dal Touring club Italiano contro la presidenza del Consiglio dei ministri, i ministeri dell’Ambiente, dei Beni culturali e dello Sviluppo economico.
I pozzi si affacciano tutti sulla costa sud orientale siciliana dove sono previsti otto pozzi di estrazione di gas. Si tratta dei campi Argo, Cassiopea, Centauro 1 e Gemini 1. L´Eni, società che aveva presentato i progetti autorizzati dal ministero dello Sviluppo economico può dunque andare avanti con i lavori e aprire i cantieri. I legali dei ricorrenti hanno innanzitutto rilevato l´incompetenza del Tar del Lazio perchè le attività di estrazione sono previste in territorio siciliano e la competenza sarebbe dunque della Regione e non del Ministero. Altro punto fondamentale la questione ambientale perchè i progetti di esplorazione e trivellazione in mare di Eni andrebbero a danneggiare e mettere in pericolo l’intero ecosistema della zona e la sua biodiversità marina, violando il principio di precauzione sancito a livello comunitario, oltre ad essere per buona parte sottoposte a vincoli.
I tecnici del ministero non avrebbero valutato correttamente sia il rischio di gravi incidenti durante le operazioni sia il danno causato a un corridoio fondamentale per le specie protette. Nel ricorso è stato anche evidenziato che gli uffici regionali hanno espresso parere negativo sui progetti dell´Eni. I giudici hanno respinto la richiesta di annullamento dei provvedimenti rilasciati dal ministero. sullo base di uno studio effettuato sui luoghi interessati. Lo studio ha escluso impatti significativi con gli habitat marini, sia per quanto riguarda la flora sia la fauna. Anche per i progetti offshore dagli studi effettuati non risulta la formazione di deviazioni dei percorsi migratori. Il ricorso contro i pareri positivi al progetto Eni da parte del Ministero non sono dunque corroborati da “elementi oggettivi ed incontrovertibili”.
Inoltre Eni ha previsto misure di prevenzione per prevenire e contrastare eventuali danni ambientali. “Assolto” anche il Ministero dell’Ambiente che per il collegio ha rispettato tutte le procedure per arrivare ad autorizzare i progetti. Alle amministrazioni comunali e a tutte le associazioni che hanno presentato il ricorso toccherà anche pagare le spese giudiziarie.