La Polizia di Stato ferma scafista reo confesso di aver condotto una fatiscente imbarcazione in legno carica oltremodo di 200 migranti. Lo scafista ha provato a nascondersi in mezzo ad un gruppo di marocchini ma grazie agli interpreti è stato riconosciuto come tunisino. I migranti erano salpati dalla Libia a bordo di una fatiscente imbarcazione in legno che imbarcava acqua. A finire in manette, Faouzi Shiraibi (nella foto) di 24 anni. Alle 7.55 del 15 agosto 2015 l’unità navale “Phoenix”, veniva inviata in soccorso di un’imbarcazione clandestina dove tra le altre cose si segnalava la presenza di una donna in precarie condizioni respiratorie.
Alle 9.30 successive l’imbarcazione di intervento avvistava otticamente il natante in difficoltà che veniva raggiunto. Considerato il sovraffollamento su tale imbarcazione le cui condizioni di navigabilità apparivano precarie la nave “Phoenix” metteva imbarcazioni ausiliarie in acqua procedendo al recupero dei 203 migranti che ivi si trovavano a bordo. A conclusione dell’attività di recupero l’equipaggio della “Phoenix” appurava, sulla base delle dichiarazioni dei migranti tratti in salvo, che dei 203 soggetti 72 erano di nazionalità marocchina, 58 del Bangladesh, 41 del Sudan, 11 della Siria, 9 della Libia, 4 dello Yemen, 3 del Mali e 3 del Pakistan. A termine di tutte le operazioni e sempre su disposizione del Comando Generale delle Capitanerie di Porto di Roma, la nave “Phoenix” dirigeva alla volta del porto di Pozzallo ove, giungeva alle ore 17.00. Piedi sulla banchina si procedeva a far sbarcare tutti i clandestini recuperati. 100 di essi, dopo il loro sbarco, venivano trasferiti in più centri della penisola mentre il restante numero veniva ospitato presso il C.P.S.A. del porto di Pozzallo. Non è stato semplice procedere al l’individuazione dello scafista in quanto si era messo in mezzo ad folto gruppo di marocchini fingendosi anch’egli della medesima nazionalità.
Peccato che non aveva fatto i conti con gli investigatori che intervistano uno per uno i migranti, in special modo quelli provenienti dal Nord Africa.
Un interprete segnalava che il soggetto avesse un accento tunisino pertanto veniva isolato dal resto del gruppo ed incalzato dagli uomini della Squadra Mobile. Nel contempo gli altri investigatori ascoltavano le dichiarazioni dei migranti passeggeri della barca che li aveva trasportati ed accertavano una delle aggravanti previste dal testo unico sul l’immigrazione, ovvero l’aver messo a rischio la vita dei passeggeri.
I migranti oltre a descrivere le modalità del viaggio indicavano lo scafista visionando le foto di ognuno di loro.
Il tunisino avendo percepito di essere stato scoperto ha reso confessione affermando che dei 2000 dollari pattuiti a lui non doveva andare ma li avrebbero dati a sua mamma in Tunisia. L’uomo ha aggiunto di averlo fatto perché senza soldi e voleva aiutare la famiglia, per altro elemento che ricorre in tutti i criminali che rendono confessione a prescindere dal reato commesso. Al termine degli accertamenti di Polizia Giudiziaria lo scafista è stato condotto in carcere mentre i testimoni sono stati messi in strutture protette in attesa della loro partecipazione al processo.
Nel 2015 sono 94 gli scafisti fermati in provincia di Ragusa. Lo scorso anno sono stati arrestati 199 scafisti dalla Polizia Giudiziaria. Inoltre, sono in corso numerose attività in collaborazione con le altre Squadre Mobili siciliane della Polizia di Stato (coordinate dal Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine) al fine di permettere scambi informativi utili per gestire indagini sul traffico di migranti dalle coste straniere a quelle Italiane.