Il castello di Donnafugata, sempre più meta di un turismo culturale di qualità, è stato scelto di recente come luogo per film, documentari e serie tv (Il commissario Montalbano prima di ogni altra cosa). Il castello di Donnafugata (nella foto) con le sue stanze e la sua stessa location al centro di un territorio della tipica fascia del carrubo è un autentico gioiello ma, come Ray Bondin, commissario per i siti Unesco, ha ricordato in questi giorni, la Sicilia e gli enti locali non riescono a valorizzare e porre al centro dei loro progetti i propri beni. La testimonianza di un visitatore dice tutto sullo stato dell´arte al castello, su interventi improbabili portati a termine in questi anni, sul mantenimento del sito. Per gli amministratori, ma non solo, una occasione per riflettere.
La mia giornata a Donnafugata
di Orazio Carpenzano
(Docente di Composizione Architettonica e Urbana nella Facoltà di Architettura “Ludovico Quaroni” dell´Università “La Sapienza” di Roma)
In questi giorni sono a Modica per la mia villeggiatura. Qualche mio ospite mi chiede di accompagnarlo al “Castello di Donnafugata”; ci vado, in fondo (penso) è un modo per far conoscere il patrimonio materiale e spirituale di questo straordinario territorio per fortuna sempre più frequentato e che incuriosisce molti e alimenta il nostro orgoglio identitario e la fantastica arte di qualcuno. Però mi debbo ricredere. L´arte più autentica delle nostre cose perde di anno in anno ogni significato di Verità. Arriviamo da Modica percorrendo una strada bellissima tra i carrubeti, una strada che spinge lo sguardo sull’orizzonte marino e poi, appena affiora la bizzarra merlatura della grande casina del principe consorte, esplode il disastro: una baraccopoli di orrendi bar e servizi che formano un cluster di plastiche, ombrelloni, paratie di eternit, antenne, vacche brune che si dimenano in una specie di campo ridotto a letamaio inondate di mosche ed escrementi: un piccolo, patetico mercato senza cultura, un luogo che ha smarrito la sua identità, che non ci dice nulla di sé perché la doppia ala architettonica che precede il “Castello” resta sullo sfondo di questo bordello tailandese, povera, depredata, corrotta e vilipesa da tanto orrore etico ed estetico.
La cosa è tanto più evidente quando si sale sulla balconata per ammirare il breve ma prezioso tracciato con le casette basse che si aprono a ventaglio per onorare il basamento d´ingresso; il piede (falsamente fortificato dei due bei torrioni angolari) del maniero. Da lì l´orrenda immagine del grave degrado. Una follia! Persino i tetti sfondati! Non parliamo poi del vero tesoro del luogo, il giardino meraviglioso che pende dallo scalone laterale (che ammicca alla scala dei giganti del Palazzo Ducale di Venezia) su cui si adagia, inarcandosi sulla balaustra, il plastico tronco di uno dei quattro ficus giganti che ombreggiano il vestibolo dell´hortus principesco. E di lì, a sinistra, verso il labirinto di pietra, preda dell´uso più selvaggio, con avventori che lo percorrono impropriamente nella parte sommitale facendone distaccare le pietre e aggredito dalle erbacce che tentano di appropriarsi dell´incanto di quella architettura minerale, nobile nell´impianto e povera nella sua costituzione materica. Quello che vedo mi spaventa. L´opera d´arte non significa più nulla, un selfie dietro l´altro senza saper cogliere più niente di quell´impresa privata e nobile di ingentilire e meticciare la cultura e la natura di un territorio meraviglioso con immagini importanti prelevate da mondi lontanissimi, servendosi di un pastiche iconografico fatto in casa e al tempo stesso raffinato e colto. E adesso, che tutto questo è passato ai “piaceri del popolo”, reso al pubblico pagante, lo vediamo ridotto così?
E adesso che persino l´affascinante film di Matteo Garrone (Lu cuntu di li cunti) lo ha fatto scoprire ai siciliani e al mondo, dobbiamo accettare questo scempio? Sia ben chiaro, la bellezza del Castello di Donnafugata non è negli interni (piuttosto modesti e allestiti con rozzi dispositivi) ma soprattutto negli esterni: la grande casa che imita un castello, munita persino di un fossato perimetrale; il grande giardino composto magistralmente da essenze addomesticate e adornato da opere d´arredo dell´artigianato più abile e competente e poi… Il paesaggio intorno, da mozzare il fiato! Non voglio commentare altro, spero solo che presto tutto quel che conta di questo luogo riemerga per indicare ai visitatori, locali e non, il senso e la forma della nostra grande bellezza che può, deve essere vissuta con tutte le cose che servono a renderla fruibile da un pubblico esigente ma che richiede cure sensibili e occhi attenti a non alterarne i toni e il carattere.