L’ex prefetto di Ragusa, Francesca Cannizzo (nella foto), passa ad altro incarico su proposta del ministro dell’Interno Angelino Alfano. La funzionaria, che era prefetto a Palermo, è stata tirata fuori nell’indagine sull’ex presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale del capoluogo, Silvana Saguto, finita sotto inchiesta per corruzione, riciclaggio e abuso d’ufficio. Da una nota emerge che sarebbe stata la stessa Cannizzo a chiedere di andar via. La vicenda ruota attorno a presunti illeciti nella gestione degli incarichi assegnati agli amministratori giudiziari dei beni sequestrati alla mafia. I pm di Caltanissetta, che decidono di vederci chiaro, scoprono un sistema che poggiava su uno scambio di favori: al centro Saguto che, strozzata dai debiti, dispensava a chi era riuscito a entrare nel suo cerchio magico, incarichi milionari. In cambio, per l’accusa, il marito del giudice avrebbe avuto delle consulenze dagli amministratori, il figlio avrebbe lavorato per una delle società di un avvocato da lei nominato in una misura di prevenzione, anche lui indagato. Ma non solo: al magistrato, che è stato sospeso dalle funzioni e dallo stipendio, sarebbero stati dati anche soldi.
Il nome del prefetto Francesca Cannizzo, amica della Saguto, viene fuori già a fine settembre, pochi giorni dopo che la Finanza perquisisce gli uffici del tribunale e la notizia dell’inchiesta finisce sui giornali. Il giudice, intercettata, sollecita un amministratore giudiziario, Alessandro Scimeca, ad assumere una persona. «Io ti devo chiedere il favore per il prefetto – dice il 28 agosto l’allora presidente delle misure di prevenzione – di quello là… da assumere, devi trovare ». Ma Scimeca resiste. «Io al prefetto l’aiuto pure, ma non con quella mansione, non con quella qualifica… non è proponibile, possiamo trovargli una cosa più modesta».
Dall’inchiesta emergono gli stretti rapporti tra le due donne. Il figlio di Saguto, che è uno chef, cucinò per una serata organizzata a Villa Pajno, residenza della Cannizzo. E ancora l’intercettazione imbarazzante, che prova l’uso ben poco istituzionale che della scorta faceva il magistrato, racconta di abiti del prefetto ritirati in tintoria dagli agenti di tutela del magistrato che passava anche a prendere l’amica per andare al mare ed evitare, grazie alla blindata, il traffico cittadino.