Le cure palliative in Italia sono ancora accessibili a macchia di leopardo e in percentuale minima. Insieme ai colleghi parlamentari del M5S abbiamo chiesto, tramite interrogazione parlamentare, al Ministro della Salute perché ancora oggi “solo il 30% dei malati che muore di tumore può accedervi”, questo secondo il report della Federazione Cure Palliative, una percentuale alla quale non avrebbero accesso, secondo la stessa fonte, i bambini, le persone colpite da patologie evolutive non oncologiche e i malati che risiedono in alcune parti d’Italia.
“Il Rapporto al Parlamento 2015 –si legge nell’interrogazione- mostra che nel 2013, a soli 3 anni dall’emanazione della legge 38, erano già stati risparmiati 145 milioni di euro grazie a una diminuzione del 23% delle giornate di degenza per le persone che muoiono di cancro in ospedale”. Al ministro – afferma la Lorefice – chiediamo come mai nonostante l’ottima formulazione della legge 38/2010, a cinque anni dalla sua entrata in vigore, siano così poco diffuse nel territorio nazionale le cure palliative e come intenda attivarsi al fine di garantire la piena e omogenea applicazione della legge 38/2010 su tutto il territorio nazionale e il potenziamento delle reti delle cure palliative e delle cure domiciliari. Cure importanti per i pazienti colpiti da una malattia che non risponde più a trattamenti specifici e la cui diretta evoluzione è la morte. Non esistono tempistiche che possono prevedere proroghe nell’accesso a queste cure, per dare dignità ai pazienti e alleviare la sofferenza delle famiglie nel vedere morire i propri cari.