Il giornalista Giorgio Liuzzo intervista Nitto Rosso, manager pubblico, imprenditore, editore: il suo personale punto di vista sull’anno che è passato e su quello che verrà.
“Essere ottimisti fa bene alla salute, anche della nostra economia. C’è una sensibile ripresa che è data principalmente dalla consapevolezza che è in tutti noi e dalla necessità di creare a garantire occupazione mediante l’autoimpiego: la gente sta inventandosi come andare avanti autonomamente creando delle nuove attività. Il nuovo però non riesce a colmare il vuoto creato dalle imprese che chiudono”. E’ quanto afferma Nitto Rosso (nella foto), manager pubblico, imprenditore ed editore del Giornale Ibleo che traccia un consuntivo sull’anno 2015 e sul 2016 che è in fase di avvio. Con riferimento, in particolare, alla provincia di Ragusa.
“Parlo della consapevolezza necessaria – aggiunge – che fa riferimento al nuovo contesto. Si tratta di un contesto fatto di cose essenziali. Oggi non puntiamo più ad apparire, ma puntiamo a salvaguardare il presente. Aumentano i risparmi e si guarda ad accantonare qualcosa per il dopo. Crescono gli investimenti in tecnologia e in comunicazione. Non riusciamo a fare a meno della comunicazione e vorremmo un sistema di connessione globale, quasi inconsapevole, per restare sempre collegati al mondo che ci circonda. Questo succede perché abbiamo ancora la speranza e ci aspettiamo sempre risposte dal mondo esterno: risposte di lavoro, di affetto, di amore, di cultura. Viviamo nella connessione e da questa e tramite questa attendiamo strumenti per un futuro migliore”.
Ma alla fine stiamo meglio o stiamo peggio?
Non è un gioco di parole: stiamo peggio di prima ma meglio di sempre. Stiamo peggio di prima perché siamo più poveri. La povertà è data dal grado di soddisfazione e dalla possibilità di acquistare meno nel paniere del benessere. In una curva di soddisfazione ci collochiamo in una posizione più bassa rispetto agli ultimi 3 anni. Però va anche detto che il sistema economico, in questi dieci anni, è passato da un sistema virtuale e cartolare, fatto di carte e di promesse, di pagamento e di altro, alimentato da una spesa pubblica spaventosa, ad un sistema reale, dove resistono solo economie reali. Chi produce, chi vende e commercializza, e chi compra, oggi sono soggetti più seri e professionali, oserei dire più europei. Questo mi fa apprezzare una capacità di risposta ed una maggiore solidità che promette bene per il lungo periodo.
La fuga dei cervelli, però, non è finita…
Viviamo in un sistema europeo che sta rendendo periferie i grandi centri e sta riportando alla centralità le antiche periferie. Nuove economie si affacciano all’orizzonte e le opportunità fioriscono meglio in territori periferici come il nostro piuttosto che in grandi centri. Non c’è dubbio che Ragusa può essere uno scenario perfetto per una new economy fondata sia sul turismo rurale, sul mare e sull’agricoltura intensiva e specialistica. Obiettivamente va considerato che le maggiori centrali di produzione di fresco ed ora possiamo anche dire di trasformato sono nella nostra provincia. Fuori da questi campi però continua ad essere buio, anzi molto buio. La riduzione della spesa pubblica comporta infatti anche minori investimenti nella ricerca medica e nella sanità, o in altri campi scientifici, con la conseguente scomparsa di posti di lavoro. Parimenti le grandi aziende private mirano alla concentrazione e questo provoca la continua ed estenuante chiusura di uffici periferici. E’ successo anche al sindacato che ci ha accorpato a Siracusa, e sta succedendo in tutto: assicurazioni, dogane, uffici del territorio, assisteremo lentamente ad una sequela di incorporazioni, fusioni e riduzioni che ci faranno sentire sempre meno provincia.
Invece nel campo della mobilità arriverà l’autostrada?
Sì, certo. Questa è una grande opera che portiamo a casa. E sul serio. Al contrario di quanto accaduto in passato non solo saranno rispettati i tempi, ma è probabile che finiremo in anticipo. Questo accade quando c’è controllo, quando i tecnici ed i funzionari non sono lasciati soli ad operare, e quando c’è una collettività intera che guarda, ascolta e verifica. Io sono molto onorato di far parte di questo grande lavoro, nella mia qualità di amministratore del Consorzio autostrade. Ne sto vedendo delle belle, ma resisto. C’è un mondo di cose che mi sembrano incredibili, ma mi rendo conto che nulla è per caso. Diciamo che la novità è la voglia di cambiare le cose di questo consorzio, e la prendo per buona. Con pazienza dunque metteremo ogni sforzo per andare avanti. Parlo di questo perché la vita del Consorzio ed il buon andamento dell’opera che a noi tanto interessa sono collegati: se ci dovessero togliere la convenzione per qualche inadempienza, su altri tratti in esercizio, il Cas verrebbe meno nell’arco di tempo di pochi mesi, con gravissimi danni sul contratto in essere. Speriamo bene. L’autostrada giungerà fino a Modica. Di lì a Ragusa: è un altro progetto, purtroppo, molto costoso perché fatto di tante gallerie e tanti viadotti. Poco meno di 20 km per un costo presunto di un miliardo di euro: praticamente un’opera utopistica. Dovranno cambiare molte cose perché si realizzi questo progetto. Se dipendesse da me rifarei il progetto pensando ad un altro tracciato più facile, meno oneroso, più possibile.
Si dice che questa opera stia sostenendo la nostra industria edile. E’ davvero così?
Non credo che trarremo beneficio più di tanto. Stanno guadagnando solo le cinque aziende che producono cementi e terre qualificate. Di imprese artigiane della nostra provincia impegnate ce ne sono poche e non daranno un contributo significativo al nostro Pil.
Il mercato del mattone invece è saturo. Esistono margini solo per completare quanto è in lavorazione e per le ristrutturazioni. C’è una buona propensione ad innovare l’esistente se si riesce ad acquistare un pacchetto completo fatto di tecnici, arredatori, architetti e bravi muratori: le parole chiave saranno tempi stretti e contratti precisi. Il nuovo cliente non vuole sorprese sul quantum ed abbisogna di tempi certi. Solo questo potrà riciclare una parte degli occupati del settore edile.
Banche e banca dei paesi tuoi.
Il caso Etruria ha messo molto allarme nel mondo dei risparmiatori locali, ma mi pare senza alcun giustificato motivo. La Banca ragusana, così come pure le Casse rurali che hanno una matrice in questa provincia, sono solidissime e in espansione. Banca agricola continua ad essere bersaglio di ingiustificate pressioni mediatiche. Probabilmente il prodotto che vende non risulta tra i più competitivi, perché con la liquidità messa in campo dalla Banca europea a costo zero, gli istituti nazionali hanno avuto maggiori spazi di entrata sul cliente ragusano, ma vorrei ricordare a questi soloni che oggi puntano il dito, che la Banca agricola è stata sempre presente sul territorio, ed è riuscita a sostenere sempre la nostra economia locale: è un patrimonio di Ragusa che va sempre considerato come istituzione, e come tale salvaguardata.
La politica cosa farà?
C’è fermento perché si percepisce che il filone dell’antipolitica sta per finire. La gente ha voglia di risposte, vuole certezze per il futuro e l’antipolitica ci ha regalato solo chiacchiere e confusione. La fame, la perdita del lavoro, il disprezzo per chi ruba, per chi corrompe, per chi si fa corrompere, hanno cambiato il volto della politica nel mondo, ma non hanno aumentato o migliorato il sistema. Il sistema cambia se migliora la qualità dell’uomo politico. Non tutto quello che è nuovo è anche migliore, e non tutto quello che è vecchio è peggiore. Se dovessimo ritenere, per fede, che il sol fatto di appartenere al movimento Cinque stelle è indice di migliore qualità della politica, saremmo di fronte a un nuovo fascismo! Per fortuna gli esempi che stanno offrendo in tutta Italia stanno aprendo gli occhi a molti italiani: non sono meglio o peggio di altri uomini impegnati in politica e soprattutto non sono la soluzione.
Tempo fa ci aveva raccontato che ce l’aveva con Federico Piccitto, il sindaco di Ragusa. E’ ancora arrabbiato con lui?
Un po’ meno. Ma prima o poi mi deve delle scuse. Nel 2013 la Provincia di Ragusa ebbe una crisi di liquidità e non potette impegnare somme per garantire il servizio per il trasporto dei disabili a scuola. Allora ricordo che lui si presentò sull’uscio dove si erano riunite le mamme in protesta e fece una specie di comizio dicendo che la solita politica per garantire tre dirigenti esterni aveva preferito tagliare le spese per chi invece ne ha di bisogno. E’ una cosa ridicola, però detta in quel contesto ha fatto male. Il servizio per i disabili costava 1.700.000 euro mentre le nostre retribuzioni a confronto erano ben poca cosa. Magari era meglio puntare il dito su altro. E’ però questo spirito giacobino che connota tutta l’azione di questo genere di amministratori pentastellati, che si alimenta grazie alla fame ed alla povertà della gente, è veramente un atto terroristico. Basti pensare che poi lui al Comune anziché ridurre i costi dei dirigenti esterni, ne ha nominato ben quattro, oltre il limite previsto, e tutti con metodi e regole diverse: per ogni dirigente ha costruito un bando con regole proprie. Non mi è sembrata un’azione molto corretta e soprattutto coerente. Il tempo comunque passa e sono sicuro che oggi con l’esperienza che ha maturato non direbbe più queste cose. Piccitto è veramente un bravo ragazzo. Non capisce molto di amministrazione della città, ma sa parlare di politica. E’ molto strategico. Mi piacerebbe che fosse anche più concludente. Avrei voluto parlare con lui di tanti progetti per lo sviluppo della città. Ma parla solo con i grillini, ed io di certo non sono grillino. Questa incapacità di aprirsi al dialogo anche con altri soggetti, veramente non la comprendo. Come si può pensare che il bene stia tutto da una parte e che dall’altra parte ci sia tutto il male? E se così non è, come si può pensare che nel nome della politica puoi privare la tua città del bene possibile, pur di non far torto alla logica del tuo partito dei Cinque stelle? Questa notte ha da passare!
Ma per ritornare al discorso di prima concludo dicendo che occorre dunque trovare la soluzione. E nella mia cultura politica non conosco altro metodo se non quello del dialogo e della costruzione di ampie alleanze politiche per governare la cosa pubblica. Non ci possono essere spazi per i personalismi, per ambiziose carriere di amministratori pubblici. C’è chi sogna di poter fare il sindaco nel convincimento che questa responsabilità possa portare ricchezza e gloria al proprio nome. Non mi pare sia possibile. Non c’è spazio per questa gente, che cambia squadra politica come si cambia il vestito per uscire. Ricordatevi tutti che si può meritare solo se si è elemento di unione, di coesione e non elemento di disgregazione. Le contrapposizioni sono il terreno fertile degli estremismi e delle dittature, mentre le grandi alleanze producono clima di serenità che è necessario per trovare il coraggio di riformare, di costruire nuovi modelli di governo della cosa pubblica. Non c’è dubbio che per pagare meno tasse servono riforme vere, che mettano le mani nelle tasche di chi tasse non ne paga per nulla.
Come sarà allora il 2016?
Sarà un anno buono, con un lento ma progressivo miglioramento. Avremo un poco di lavoro in più, maggiore serenità e crescerà la speranza. Nella nostra provincia faremo maggiori investimenti in agricoltura e nel turismo che regaleranno qualche centinaio di posti di lavoro. Il prodotto ragusano esploderà nel mondo e ci faremo conoscere come la terra delle cose buone, già scoperta da Montalbano. Faremo i conti con la crisi della Pubblica amministrazione, e dei suoi dipendenti, ma il privato si prenderà la sua rivincita. Sarà comunque un altro anno di transizione e di passaggio. Viviamo un tempo di mezzo che va verso il bello, ma con molta lentezza. Tanti auguri a tutti.