Dieta, attività sportiva, allontanarsi da relazioni “tossiche”… sono solo piccoli esempi di comportamenti che sappiamo dover mettere in atto ma che difficilmente riusciamo a intraprendere o a continuare. Perché?
La difficoltà consiste nel rendersi conto che comportano nel loro essere eseguiti comunque del dolore e della rinuncia, insiti proprio nel cambiamento di un certo tipo di equilibrio già formato ma, soprattutto, nella difficoltà di prendere delle scelte a cui seguono responsabilità. Ed allora la paura di rischiare fa barricare dentro un’area invisibile fatta di “non scelta”, di muri trasparenti ed invalicabili al di là dei quali ci sono le azioni ed i conseguenti “dolori”. Questo spazio di protezione in cui ci si rifugia in psicologia è detto Comfort Zone, area proprio di sicurezza. In alcuni casi estremi più coincidere anche con uno spazio fisico, di solito la propria abitazione, dalla quale si scegli di non uscire, ma molto spesso si tratta di uno spazio psicologico, in cui volere trovare rifugio e protezione. È più comune di quel che sembri… basta immaginare noi stessi in attività apparentemente ludiche, piacevoli ma soprattutto illusorie di benessere ed assuefanti, da cui spesso purtroppo si finisce per dipendere: shopping, social network, navigazione in internet, pornografia. Comportamenti additivi che “spengono il cervello” e verso cui soprattutto le nostre giovani generazioni convergono, una Zona di Conforto che elude la realtà e la cui sosta però si paga molto cara.
Questo spazio protetto in cui ci adagiamo ci tiene lontani dalla paura dell’errore e dal doverci esporre al giudizio degli altri e che riempiamo con finte attività piacevoli, da qui l’illusione mentale di conforto. Si capisce bene il perché una sosta troppo lunga in quest’area può diventare pericolosa e quindi a lungo andare anche patologica, in quanto il conforto è ovviamente illusorio ed impedisce il cambiamento e la crescita, evita il normale seguito in quella che dovrebbe invece essere la zona dell’Apprendimento, fatta proprio di azioni concrete, scelte intraprese e cambiamenti consequenziali. Rimanere troppo tempo nell’area delle gratificazioni significa abbandonare i propri sogni, le proprie aspirazioni, la propria crescita.
E’ importante quindi comprendere in quale modalità di Comfort ci troviamo, se di fermata transitoria, il modo migliore di vivere questo meccanismo della mente, o di lunga sosta, suo tranello dannoso.
Per capirlo può essere sufficiente chiudere per qualche istante gli occhi, concentrarsi sul proprio periodo vitale, capire da cosa ci stiamo rifugiando e verso cosa sappiamo essere proiettati. I tempi di rifugio ci indicheranno se si tratta di fermata o sosta lunga.
È indispensabile per il proprio benessere mentale imparare ad utilizzare questo spazio psichico in modo migliore, come cuscino su cui riposare e rimodulare le emozioni ma anche come palestra per rimettersi in moto, con idee e progetti da far incamminare verso l’Apprendimento.
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