Si chiama Sebastiano, ha 27 anni e vive vicino Milano; grafico di formazione, un bel giorno prende la sua vita e decide di inventarsela, o meglio reinventarsela. Era il 2013 quando dall’Università di Rotterdam in cui faceva l’Erasmus, raccattava dai cestini dei rifiuti cartacce di tutti i tipi “troppo affascinanti per esser gettati via”, ridandogli una seconda vita.
All’inizio comincia un po’ per gioco senza nemmeno troppe pretese e prova così a creare dei quaderni riciclando carta che la gente considerava spazzatura: scarti di tipografie, prove di stampa, carte di avviamento, sacchetti della spese, poster, buste, sacchetti del pane, carta da parati e tanto altro ancora. Comincia ad assemblare e rilegare a mano secondo un metodo non professionale, ossia in modo diverso da come procederebbe un rilegatore professionista: ago e filo per intenderci e il gioco è fatto. Che poi tanto gioco, con il passare del tempo, non lo è stato più.
O meglio, Sebastiano si diverte sempre e ancora tantissimo a trasformare carta straccia in pezzi unici, a tal punto da abbandonare il suo posto di lavoro in un’agenzia fotografica ed a far diventare quel “passatempo” come lui stesso definisce – proprio il suo lavoro creato da un collettivo “beffardo”.
Beffardo, perché vende alla gente la loro stessa spazzatura” – sorride.
Ha chiamato il progetto “Libri Finti Clandestini” e dopo aver girato gran parte dell’Italia ed aver partecipato a vari mercatini per poi approdare all’estero al Tokyo Art Book Fair (fiera che punta all’editoria indipendente), è stato ospite a “Le Formiche” a Ragusa per presentare i suoi sketchbook, taccuini, diari di viaggio, “libri oggetto”, pronti per essere scritti, disegnati o per assumere qualsiasi altro utilizzo il possessore voglia dargli.
Non solo: tra gli obiettivi di Sebastiano, il più ambizioso è quello di proporsi in giro per l’Italia per farsi conoscere il più possibile e soprattutto insegnare ai più piccoli l’arte del riciclo creativo con l’obiettivo di favorire lo sviluppo di una partecipazione libera e consapevole.
(le foto sono di Federica Vero)