La mattina è iniziata, come sempre.
Sveglia alle 5,30, fuori è ancora buio e abbandonare il piumone diventa un’abitudine a cui non vuoi proprio abituarti. Devi.
Piedi per terra, pantofole, cucina. E caffè. E’ così forte ed insostituibile l’odore del caffè, che il piumone sembra già esser diventato un dolce ricordo. Inizialmente arriva alle narici l’odore della sua polvere, poi quello della prima schiuma che ne fuoriesce, infine l’odore nella tazzina. Profumi diversi che partecipano tutti, in fila indiana, ad una sequenza virtuosa.
La giornata, adesso, sembra essere davvero iniziata. Già, dopo il caffè.
E dietro ogni sorso, c’è un mondo fatto di uomini, fatto di storie; fatto di uomini che raccontano storie.
Le ascoltiamo dai racconti di chi ha guardato con occhi curiosi un mondo affascinante: Adriano Cafiso, trentasette anni, nato e cresciuto a Ragusa che viaggia, da anni, in terre lontane per selezionare personalmente i chicchi del caffè.
Dopo essersi laureato a Catania in Economia, Adriano iniziò a lavorare nello studio tecnico in cui svolgeva la pratica, ma nel frattempo non riusciva a rinunciare a quello che indubbiamente amava ed ama indiscutibilmente più al mondo: viaggiare.
Così, in una delle sue straordinarie esperienze, porta avanti un piccolo progetto personale con degli indigeni, in Perù. In sostanza, nel 2007 e nel 2008 accompagnava turisti e studenti a scoprire gli usi e le tradizioni degli abitanti dei villaggi nelle foreste amazzoniche e lì, per la prima volta, scoprì la coltivazione del caffè.
“Ne rimasi subito affascinato – ci confessa- ed ebbi una voglia smisurata di ulteriore conoscenza”.
Partì per l’India nella regione del Kerala:
“Lungo le valli, il panorama è mozzafiato, le piantagioni sono rigogliose e tra gli alberi di legno rosa e i teck intravedo i primi arbusti da cui proviene il famoso caffè di questa regione. La qualità della terra di questi luoghi è eccezionale. In India il caffè è un prodotto bevuto e apprezzato, cresce tra il pepe, il cardamomo, la vaniglia e mille altre piante di cui ne assorbe profumi e sapori” – ci racconta.
Ma chi beve una tazzina di caffè, spesso, non osa minimamente immaginare cosa c’è dietro.
Innanzitutto, tutti i chicchi del caffè vengono raccolti a mano e ciò garantisce che esclusivamente le drupe mature siano effettivamente raccolte e che le altre possono maturare senza essere danneggiate. Prima della lavorazione successiva, le drupe raccolte sono ulteriormente selezionate manualmente, in modo da eliminare quelle che non possiedono il giusto grado di maturazione.
Ascoltando i racconti di Adriano, rimango completamente assorta: mi sembra di stare con chi raccoglie i chicchi e di partecipare a questo viaggio. Vedo i movimenti delle mani che staccano le bacche, che annodano i sacchi e che li mettono su pick up sgangherati: vedo la loro fatica e il loro sudore; vedo, ancora, scambiarsi ridenti pacche sulle spalle, sebbene consapevoli del lavoro lungo che li aspetta.
Parte ogni mese per stare una trentina di giorni circa e studia, di volta in volta, il ciclo di vita del caffè dall’inizio al consumo. I suoi studi, così, finiscono in Centro e Sud America, in Colombia, Uganda, Ruanda, Repubblica Democratica del Congo, Perù, ecc.
Inizia qualche anno fa, insieme ad un agronomo, guidato semplicemente dalla curiosità della piantagione, a fare uno studio sia sociale che qualitativo, e successivamente sottopone i campioni ad una grossa azienda locale.
E così loro gli finanziarono il progetto e Adriano iniziò quella che lui definisce una missione, più che una professione.
“Dentro una tazzina di caffè, quindi, c’è un mondo intero: diverse culture che s’incontrano, il profumo e l’esotismo di luoghi meravigliosi, mille anni di storia, arte, viaggi. E poi scienza, saper fare, innovazione, lavoro. Il caffè contiene circa mille sostanze aromatiche, è prodotto in sessanta diverse nazioni e dà lavoro a milioni di persone, venticinque solo nei paesi produttori”.
Continuo a sognare. E me la immagino quella strada che percorre ogni giorno un uomo per posizionarsi sotto la sua piantagione di caffè. Me la immagino tortuosa quella strada e percorsa ,passo dopo passo, secondo scelte condivise e consapevoli.
Quei passi raccontano la vita di persone che lottano per i propri figli e per la loro comunità. Persone umili e silenziosi che non hanno perduto la voglia di sognare un futuro migliore.