L’esito, impietoso, della tornata referendaria di domenica scorsa, mi spinge a fare alcune puntualizzazioni che reputo, da parte mia obbligate, dato il mio riconosciuto e franco sostegno all’azione del Governo Renzi.
Da fiero sostenitore delle politiche adottate dall’esecutivo, potrei, in uno sguaiato quanto infantile rigurgito degno di un’ultrà, asserire che si tratta di una vittoria, l’ennesima, di un governo il cui leader, con coraggio, mettendoci la faccia, ha espresso serenamente il suo parere sul quesito referendario, ritenuto dallo stesso inutile e dannoso, laddove esitato positivamente dagli elettori. Invece no: da dirigente del Pd e consigliere comunale della mia città, Comiso, ho il dovere di affrontare con cautela l’argomento, senza facili esaltazioni e semplicistiche conclusioni che poco hanno a che fare con la serietà.
Cautela e serietà. Questi sconosciuti.
Perché, mai come per l’ultima campagna referendaria, è emersa in maniera inequivocabile l’immaturità di certa partitocrazia, impegnata, male e frettolosamente, a trasformare il referendum in un agguato contro il governo, tralasciando, di fatto, i contenuti, che avrebbero senza dubbio aiutato gli elettori ad una scelta ponderata, a prescindere dall’espressione di voto favorevole o meno al quesito.
In molti casi, è stata fatta pura demagogia creando confusione, privando gli elettori di un voto davvero consapevole, in taluni casi. Per carità, non mi permetterei mai di dire che chi ha votato non aveva contezza di quello che stava facendo. Ma è chiaro che talvolta, la gente ha votato con la pancia, proprio perché informata male e istruita rispetto al voto anti governativo. Un peccato.
Si è persa l’opportunità di affrontare la questione energetica con la serietà che è dovuta in questi casi. Una vicenda così importante per il nostro futuro, avrebbe meritato l’azione pedagogica di chi ha preferito aizzare piuttosto che informare.
L’odio, viscerale, a mio avviso assolutamente ridicolo e immotivato, ha portato taluni “leaders” di partito a metterla sul piano della costituzionalità delle dichiarazioni di non voto di Napolitano e Renzi. Argomento incredibile, scatenato da tale Emiliano che, in preda ad un raptus di personalismo incontrollabile, ha parlato di “illegalità” nelle dichiarazioni coraggiose di chi ha sostenuto il fronte dell’astensionismo. Lo stesso Emiliano, abile magistrato un tempo, farebbe bene a fare un bagno d’umiltà e, perché no, un ripasso di diritto costituzionale.
L’intero arco costituzionale, ha provato a destituire chi oggi governa, utilizzando il referendum come strumento di lotta politica e servendosi di una parte di elettorato. Lo stesso vale per una piccola frangia del Pd, che sperava nella dipartita degli astensionisti e quindi la rottamazione di Renzi e dei suoi luridi seguaci.
Devo ammettere, tuttavia, che l’aspetto più comico della vicenda, è stato rappresentato dal grido di dolore lancinante di chi, legittimamente, era favorevole al voto, scandalizzato per la scelta, quella sì consapevole, di andare al mare, propugnata da alcuni: in alcuni casi, ho letto i commenti di alcuni amici scandalizzati da tanta ignavia e mancanza di rispetto per il diritto /dovere di esprimere il proprio voto. Peccato che un buon 90% di questi amici buontemponi, da tempo immemore rifiutano di votare perché considerano i politici ladri, inconcludenti e deficienti. Gli stessi che, con la loro apatia hanno consentito, senza colpo ferire, il ventennio berlusconiano. Oggi tutti esimi costituzionalisti, con le tessere elettorali in bella vista. Le stesse che in passato probabilmente avrebbero voluto incenerire.
Insomma, benpensanti e rigorosi rispetto al dovere ma solo a convenienza. Patetici.
E’ necessario reintrodurre nel nostro vocabolario di liberi cittadini la parola “rispetto”.
Per quanto mi riguarda, nutro rispetto, profondo, per chi ha votato, consapevolmente o meno. Lo stesso pretendo per chi ha deciso di non votare, consapevolmente, a parte la solita fetta di elettori che, purtroppo, da decenni rimane indifferente, spesso a ragion veduta, rispetto alle varie consultazioni elettorali che si sono succedute.
Io non ho votato, approfittando di un meccanismo costituzionalmente garantito e regolamentato. Il non voto, nel referendum abrogativo, è finalizzato, come è stato ampiamente detto, ad impedire la possibilità che il quesito, qualsiasi esso sia, possa essere adottato favorevolmente. Sarà una scelta presuntuosa, ma preferisco essere presuntuoso piuttosto che mettere a repentaglio la serenità di migliaia di famiglie che avrebbero altrimenti rischiato la povertà. Potrei capire l’ira funesta dei referendari, laddove la fetta di astensionisti avrebbe rappresentato una percentuale residuale. Sarebbe stato un manipolo di pazzi che impedisce ad altri di scegliere. In questo caso, il 68% ha deciso di non votare. Questo popolo, di uomini e donne apparentemente disinformato e poco colto o incline al rispetto dell’ambiente, è numericamente molto significativo: quasi 35 milioni. Credo non si possa non tenere conto di questo dato numerico. 35 milioni di cittadini, che hanno preferito astenersi, meritano rispetto. Per carità, non sono tutti consapevoli della scelta compiuta, ma mi permetto di affermare che, con ogni probabilità, la maggioranza degli italiani ha reputato il quesito totalmente inutile, privo di una logica, che poco ha a che fare con l’ecologia ed economicamente poco intelligente per un settore che incide in maniera preponderante nel bilancio dello Stato.
Pertanto, sarebbe un errore storico classificare gli astensionisti come schiavi di Renzi: sarebbe l’ammissione di un plebiscito che nei fatti non esiste e quindi un immeritato riconoscimento al premier.
Concludo con alcuni auspici. Il primo è quello di una discussione aperta, serena, sull’approvvigionamento energetico. Tema epocale, che va affrontato non a colpi di referendum e, come qualche amica ha azzardato, con le cosiddette “iargiate”: il tema è troppo delicato e decisivo per il nostro futuro e soprattutto quello delle prossime generazioni e non può essere affrontato come se ci trovassimo in un ring piuttosto che in un film del corpulento Bud Spencer.
Il secondo auspicio riguarda il prossimo referendum sulla riforma costituzionale: spero che la campagna referendaria appena trascorsa e il relativo esito, servano da lezione per tutti: non si può affrontare un tema importante tanto quanto quello dell’energia a colpi di insulti o dietrologie varie. E’ necessaria la compostezza comune e la volontà di informare i cittadini che a quel punto potranno scegliere consapevolmente come affrontare il futuro. Guai a ragionare come se si trattasse di una guerra per bande: si commetterebbe lo stesso errore appena commesso e non si renderebbe un buon servizio al cittadino.
Il cittadino prima di tutto. Non trasformiamo, nuovamente, un momento di democrazia partecipata nella storia di una strumentalizzazione annunciata.