Bruciare i rifiuti nei cementifici per risolvere l’emergenza ambientale che scatterà in maniera devastante, in Sicilia, a partire dal prossimo mese, quando i siti tuttora esistenti si esauriranno. E’ l’ipotesi che sta valutando la Regione e che interessa da vicino anche l’area iblea. Gli impianti, individuati, infatti, dovrebbero essere quelli di Isola delle Femmine e Porto Empedocle (entrambi gestiti dall’Italcementi), Melilli (Sicical), Modica-Pozzallo (nella foto) e Ragusa (entrambi Colacem) e Augusta (Buzzi Unicem). A rivelarlo Repubblica.it
C’è timore di eventuali proteste degli ambientalisti. In assessorato è stato costituito un gruppo di lavoro, un “tavolo permanente per la gestione dei rifiuti”, composto da dirigenti e consulenti gratuiti fra i quali Gaspare Viviani e Riccardo Ursi, rispettivamente ordinario di Ingegneria ambientale e associato di Diritto amministrativo all’università di Palermo. Spiega Repubblica:
L’ipotesi di lavoro è appunto lo smaltimento “alternativo”, confluito già nella correzione del piano Rifiuti trasmessa a gennaio al ministero dell’Ambiente: l’uso del materiale prodotto dal trattamento dell’immondizia “come combustibile alternativo ai combustibili fossili, in modo particolare negli impianti termoelettrici e nei cementifici appositamente attrezzati”.