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La polizia chiude azienda per la commercializzazione di ortofrutta in contrada Pozzo Bollente a Vittoria, sequestrati 35mila chilogrammi di prodotti non tracciati

by Redazione
25 Ottobre 2018
in Politica
La polizia chiude azienda per la commercializzazione di ortofrutta in contrada Pozzo Bollente a Vittoria, sequestrati 35mila chilogrammi di prodotti non tracciati
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La Polizia di Stato, Corpo Forestale dello Stato ed Ispettorato Centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari, chiudono azienda di ortofrutta di Vittoria.

Sequestrati oltre 35.000 Kg di ortaggi di dubbia provenienza.

La società di ortofrutta certificava la provenienza dei prodotti ortofrutticoli senza alcuna documentazione ed apponendo etichette per conto dei produttori, spedendo il tutto alla grande distribuzione, ovvero alle più grosse catene di supermercati d’Italia. Quasi la metà dei lavoratori erano impiegati “in nero”, privi di documentazione sanitaria, sospesa l’attività commerciale.

 

La Polizia di Stato – Squadra Mobile e Commissariato di Vittoria – congiuntamente al Corpo Forestale dello Stato ed all’Ispettorato Centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari, con la collaborazione dei medici dell’A.S.P., degli ispettori della   Direzione Territoriale del Lavoro e dei Vigili del Fuoco, ha proceduto ad effettuare un controllo presso una società per la commercializzazione di prodotti ortofrutticoli di c.da Pozzo Bollente a Vittoria. Il controllo aveva una duplice finalità, quella di tutelare i consumatori e quella di tutelare gli onesti imprenditori dell’indotto agroalimentare del territorio di Vittoria.

In particolar modo, attività info-investigative della Polizia di Stato avevano permesso di appurare che con molta probabilità, i prodotti commercializzati dall’azienda non erano in alcun modo tracciati, ovvero non era possibile stabilire se ciò che veniva venduto alla grande distribuzione fosse realmente coltivato in territori della provincia di Ragusa o limitrofi ad essa, a discapito sia dei consumatori che dei coltivatori iblei che più volte avevano lamentato l’importazione ed immissione illecita di prodotti extracomunitari.

Effettivamente dopo pochi minuti dall’accesso in azienda era possibile constatare che la gran parte dei prodotti in giacenza presso il magazzino non era in alcun modo tracciata. Il modus operandi era, per stessa ammissione del titolare, il seguente: gli ortaggi venivano trasportati senza alcun documento dal produttore al suo magazzino; lui acquistava il prodotto dal produttore e lo etichettava, certificandone la provenienza senza alcun certezza, anzi per una presunzione connessa alla localizzazione dell’azienda venditrice; successivamente, avendo confezionato in plastica o cartone gli ortaggi li vendeva alla grande distribuzione, che conseguentemente li immetteva sui banchi dei supermercati d’Italia.

Il titolare, si è dimostrato collaborativo, asserendo che se non avesse proceduto in questo modo non avrebbe potuto lavorare, ma era egli stesso conscio del fatto che se il produttore gli avesse venduto prodotti agricoli provenienti da mercati esteri, lui non l’avrebbe mai potuto scoprire.

Il controllo una volta iniziato permetteva poi di appurare che molti dei lavoratori non erano assunti regolarmente, pertanto veniva chiesto l’ausilio della Direzione Territoriale del Lavoro che tempestivamente mandava in ausilio 3 Ispettori. Da un primo controllo (sono in corso accertamenti sulle singole posizioni, anche dei lavoratori in regola), è emerso un dato gravissimo, ben 14 su 33 dipendenti erano irregolari e superando il 20% della forza lavoro è scattata subito la sospensione dell’attività. Le sanzioni, solo per i lavoratori impiegati “in nero” potranno andare dai 1.500 ai 3.000 euro ad impiegato irregolare, ovvero 19.500 a 42.000 euro, senza tenere conto di tutte le altre irregolarità che potranno emergere dai controlli tuttora in atto. In considerazione dell’assenza di regolarità nell’assunzione dei lavoratori è stata sospesa l’attività commerciale fino all’assunzione di tutti i lavoratori irregolari. Paradossale la lamentela di diverse donne lavoratrici che non volevano consegnare i documenti al titolare per l’assunzione, in quanto avrebbero perso l’indennità di disoccupazione. Sono difatti in corso indagini sulle dipendenti che percepivano il sussidio pur lavorando “in nero”.

Anche l’Asp intervenuta con i suoi medici, ha riscontrato l’assenza di idonea documentazione, pertanto ha intimato la sospensione immediata dell’attività fino a quando la società non presenterà i documenti necessari per la lavorazione di prodotti alimentari.

Nel corso dell’attività di Polizia Amministrativa e Giudiziaria finalizzata a verificare il controllo e la corretta introduzione, lavorazione e commercializzazione dell’ortofrutta, è stata riscontrata l’assenza della documentazione attestante la provenienza dei prodotti, pertanto sono stati sottoposti a sequestro amministrativo i sotto indicati quantitativi:

  • pomodoro a grappolo rosso kg. 30.080,
  • cetrioli tondi kg 1.200,
  • zucchine bianche kg. 710,
  • pomodoro piccadilly kg 2.290
  • finocchi kg 1.200

Diversamente vi erano prodotti con fattura dell’azienda produttrice che ne attestava la provenienza e pertanto potrà essere immessa sul mercato qualora verranno sanate le irregolarità sopra indicate.

Tags: ortofruttaPozzo Bollenteprodotti sequestratitracciatiVittoria

Redazione

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