«Prendete come esempio Giovanni Falcone perché ha amato come pochi l’Italia ed è stato un convinto servitore dello Stato e un simbolo del dovere”. Maria Falcone, presidente della Fondazione “Giovanni e Francesca Falcone” e sorella del magistrato ucciso a Capaci il 23 maggio 1992, arringa i giovani di Vittoria in uno strapieno auditorium dell’Istituto d’ Istruzione Superiortr ‘Fermi’ a chiusura del progetto sulla legalità “Teniamo aperte le finestre della legalità” che, promosso dai docenti Francesco Alessi e Francesca Fiandca, ha interessato gli studenti sui temi della cittadinanza attiva, dell’antimafia e dell’impegno civile. Arriva a Vittoria per mettere a dimora un nuovo albero impiantato nel giardino della scuola e dedicato a Giovanni Falcone, uomo forte e dalla radici solide. Lo ricorda anche il magistrato Leonardo Guarnotta: “L’albero impersona perfettamente lo spirito di Falcone perché lui era robusto e profondo come le radici di un albero”.
Maria Falcone ha ricordato agli studenti di Vittoria come anche in America il fratello è stato preso a modello di servitore dello Stato. “Gli allievi dell’Accademia della Fbi di Quantico siedono attorno a delle panchine dove campeggia una statua di Giovanni rappresentando per gli americani l’anima delle Istituzioni e l’ alto senso del dovere ed è straordinario che sia proprio un siciliano ad esserlo a paradosso di una Sicilia etichetta e stigmatizzata come terra di mafia e di mafiosi” .
La sorella ha poi rivelato agli studenti in ascolto che amava in maniera particolare una frase di Kennedy, trovata scritta in un aeroporto. “Occorre compiere sino in fondo il proprio dovere, costi quel che costi, perché nel compimento del dovere sta la radice della dignità umana di ciascuno” e su questi ideali ha improntato la sua vita, pur consapevole che lo avrebbe portato alla morte. “Ma ciò che più teneva e’ che con la sua morte tutto sarebbe finito e che nessuno avrebbe più portato avanti le sue idee. Invece, la sua morte, ha quasi stanato le complici omertà costringendo la gente a schierarsi, o con lui e il suo senso della giustizia e della legge, o con i mafiosi”.
Ripercorsi dalla sorella del giudice anche ” i tremendi e dolorosi undici anni trascorsi alla Procura di Palermo, costretto all’ ostracismo di tanti suoi colleghi e stritolato da una macchina del fango che ” faceva dire persino ai palermitani che le sirene della sua scorta ne disturbavano la quiete del sonno”.
“Ricordo perfettamente quel periodo, ero appena diventato giudice quando mi trovai a partecipare ad una accalorata assemblea dove la nomina di Falcone al CSM venne bruciata, rimasero a sostenerlo solo i giudici Nicolosi e La Vigna, ed è paradossale che quella stessa assemblea , appresa la notizia della strage, non esitò a manifestare subito un’ ” irreale” vicinanza ad un uomo che, forse per invidia o per vigliaccheria, ne aveva cercato di annientare la carriera ma soprattutto l’ alta sua statura morale” ha detto il magistrato Bruno Giordano, attuale consulente della Commissione Giustizia al Senato che, con Eliana Giudice, presidente dell’ associazione Antiracket e Antiusura di Vittoria, ha tenuto agli studenti del “Fermi” un laboratorio sulla Costituzione, ulteriore step del progetto:”Apriamo le finestre alla legalità”.
La stessa Eliana Giudice presente all’ incontro ha incitato gli studenti a “schierarsi” dalla parte della legalità”.
“E’ una partita difficilissima perché la mafia e’ competitiva , perché è piena di soldi proveniente dai traffici sporchi del malaffare della droga e delle armi”. Intervenuto anche Carmelo Petralia, procuratore della Repubblica, ha fatto un breve excursus sul fenomeno mafioso cittadino a conferma che la “provincia babba” non lo è affatto quanto a presenza criminale nel territorio. ” Ma ciò, come diceva lo stesso Falcone, che dobbiamo più temere e ‘ la mafiosita’ che si annida nella società civile distruggendone lo spirito di cittadinanza”