Si è tenuto domenica 31 luglio a Chiaramonte il 2° raduno degli ex-fratini del collegio serafico dell’Immacolata di Ispica. Già l’anno scorso si erano ritrovati, per la prima volta, dopo quasi 60 anni.
L’organizzatore, sia della 1^ che dell’attuale rimpatriata, è stato l’instancabile Santo Perremuto, al quale vanno i ringraziamenti di tutti i suoi ex-compagni di collegio, consapevoli del fatto che, grazie alla sua costanza, si sono ritrovati in tanti, più amici di prima. Senza di lui sarebbero rimasti soltanto degli sconosciuti e invece adesso si incontrano o si sentono telefonicamente o per posta elettronica o su facebook, si scambiano idee e ricordi, gli auguri nelle festività o per il compleanno: tutte cose che permettono loro di sentirsi meno soli, di sentirsi un po’ più giovani.
Ma chi sono i “Fratini” ? Ce lo spiega uno di loro, Enzo Crucitti.
“Siamo degli ex-fratini, degli ex-ragazzini , ha osservato , tutti o quasi hanno superato i 70 anni, ma nessuno parla di vecchiaia: ex-ragazzini che rivivono quei lieti giorni degli anni ’50, che ricordano con nostalgia quel passato remoto, che ricordano tutto di quel passato, come se quel lucido ricordo non implichi la chiara e reale condizione di chi porta già sulle proprie spalle il peso di molte decine di anni…”.
In questo giorno speciale sono tutti molto allegri , anche se molti di quei ricordi non erano fra i più lieti: “Ti ricordi quando la sera a cena nel refettorio ti ritrovavi in possesso dell’accipe? E venivi punito con il dover fare le pulizie delle camerate o quelle, ancor meno gradite, dei bagni?”
L’accipe consisteva in una monetina o un anellino, che doveva rimanere segreto, ben celato nelle tasche del possessore, il quale doveva disfarsene prima di cena. L’accipe si cedeva al compagnetto che aveva pronunciato anche una sola parola dialettale, parola non prevista nel vocabolario di italiano. C’era infatti l’obbligo di parlare la lingua italiana. E non solo, c’era anche un altro tipo di accipe, quello nato per evitare che i ragazzini litigassero, ma, poiché nessuno litigava mettendosi le mani addosso, era diventato un accipe senza senso: chi ne era in possesso si metteva, contro vento, accanto a un ignaro compagnetto, il cui spolverino, svolazzando, andava a toccare l’”avversario”, che, prontissimo e felicissimo, si disfaceva dell’accipe. Roba da ragazzi!
Alla rimpatriata di quest’anno erano presenti 20 ex-ragazzini, per la maggior parte accompagnati dalla propria moglie, ma alcuni anche dai figli e persino dai nipotini. La sala da pranzo del ristorante pullulava di ben 54 persone, compresi due sacerdoti, padre Raimondo e padre Renato, rispettivamente il celebrante della santa Messa e il direttore dei canti durante la funzione eucaristica celebrata nella basilica della Madonna di Gulfi, dove è ancora funzionante un organo a canne, suonato da un compagno di collegio, Michele Munda, giunto in Sicilia da Milano per trascorrere qualche settimana di ferie e partecipare alla rimpatriata. Quest’anno, infatti, i vecchi ragazzi hanno previsto anche la celebrazione della santa Messa in ricordo di quei loro nove ex-compagnetti (Anapo, Antonino ed Emanuele Garofalo, Iozzia, Rabbito, Ritrovato, Romano, Salamone e Solarino), impossibilitati a presentarsi al raduno, essendo stati chiamati da Dio prima di tutti gli altri. E, insieme a loro, è stato anche ricordato l’allora Rettore, padre Pietro Iabichella, che tutti gli ex-fratini ricordano con vera gioia.
Assenti i due maestri, padre Aurelio (presente alla 1^ rimpatriata) e padre Nicola, ultranovantenni, temporaneamente in forza al convento di Bagheria e impossibilitati a raggiungere Chiaramonte Gulfi a causa della loro età avanzata.
Fra i partecipanti: i fratelli Giovanni e Ignazio Amato, Peppino Amato, Gabriele Anfuso, Antonino Barresi, Pippo Cannata, Sebastiano Caponetto, Mario Carastro, Rosario Cascone, Enzo Crucitti, Gaetano Di Benedetto (rientrato da Reggio Emilia), Gaetano Ferraro, Francesco Giacchi, Nunzio Gulizia, Nino Lo Giudice, Salvatore Noto, Salvatore Sferrazza (di Cittadella di Padova) e Carmelo Torcetta. Peppino Caruso, per un problema insorto poco prima del programmato incontro, ha dovuto rinunciare, a malincuore, ad essere presente alla rimpatriata.