E’ stata una donna delle pulizie, non la professoressa accusata, a gettare i rifiuti nella discarica abusiva. La querelle tra il sindaco di Vittoria Giovanni Moscato (nella foto durante una “battuta di caccia” agli sporcaccioni) e la docente di latino e greco di Comiso sembra destinata a finire davanti ad un giudice. Non solo e non tanto perché Maria Grazia Fedino, che ha reso noto pubblicamente il suo nome tramite Facebook, è stata ritenuta responsabile senza prove inoppugnabili dal primo cittadino di Vittoria di avere depositato immondizia in una discarica abusiva, quanto per il metodo seguito dal sindaco nella gestione del caso, non condiviso dalla insegnante. Quest’ultima, come accennato, è risultata estranea ai fatti addebitatigli pubblicamente, sempre su Facebook, dal primo cittadino tramite la sua pagina ufficiale. La professoressa parla apertamente di essere stata sottoposta ad una «gogna mediatica» e ha affidato al suo profilo Facebook la risposta e le sue precisazioni sul caso sollevato dal sindaco, che della battaglia agli «sporcaccioni» ha fatto un punto di forza. Moscato era andato a rovistare con gli operatori ecologici nei sacchi della spazzatura ed aveva trovato, tra le altre cose, alcune fotocopie di documenti della docente con i suoi dati sensibili. Moscato aveva quindi pubblicato sul social network una missiva in cui accusava la docente, omettendone le generalità, e preannunciandole l´invio di una multa. Maria Grazia Fedino ha a sua volta spiegato le proprie ragioni, dopo avere precisato di avere richiesto un colloquio al sindaco, che le sarebbe stato negato. Dice la docente: «Non mi è restato altro da fare che inviargli in privato la lettera alla quale il sindaco ha opposto un rifiuto ancora più netto e sprezzante nei toni, travisando volutamente le mie parole e negando la sua responsabilità di avermi sottoposta ad una gogna mediatica senza offrirmi la giusta possibilità di spiegare. Era suo diritto e dovere convocarmi privatamente e in quella sede le avrei spiegato che ho commesso la leggerezza di fidarmi di una persona che mi ha aiutata nelle pulizie, garantendomi di rispettare le regole del deposito rifiuti, cosa che io ho sempre rigorosamente fatto. Farò il nome di questa persona a chi di dovere quando pagherò la multa, assumendomi le mie responsabilità per il mancato controllo. Di contro – prosegue la prof – accusarmi pubblicamente di inciviltà senza informarsi debitamente dei fatti è stato molto scorretto e costituisce una violazione della legge sulla privacy, giacché lei ha reso pubblico un documento da cui si può facilmente risalire alla mia identità, visto che è palese il luogo in cui insegno, le materie e le iniziali del mio nome e cognome. Io – conclude – ho fatto le mie scuse, ora aspetto le sue per come ha mal gestito il caso” (fonte: Corriere di Ragusa).